Catarsi e  regimi totalitari

Uno scritto di più di quarant'anni fa ci viene in aiuto nello studio dell'arogmento di questo capitolo. L’opera si intitola Battle for the mind, scritto nel lontano 1957 da uno psichiatra, William Sargant (Sargant W., Battle for the Mind, Doubladay & Company, In. Garden City, New York 1957)

Sargant narra che durante la II guerra mondiale incontrò un neuropsichiatra, il Dr. Howard Fabing che lo invitò a leggere un testo dal titolo "Conditioned Reflexes and Psychiatry" consistente in una serie di conferenze che Pavlov diede nel '36 all'età di 86 anni. Questi scritti di Pavlov, compiuti nell'ultima parte della sua vita furono poco studiati fuori dalla Russia, ma in realtà le ricerche di Pavlov sulle neurosi sperimentali davano importanti contributi rispetto agli studi sui traumi di guerra.

Nelle sue ultime ricerche, Pavlov si mise a comparare i risultati degli studi sugli animali con i disturbi osservati negli umani.

In effetti, la II guerra mondiale fu l’occasione per lo studio di innumerevoli casi di brekdown psichici in seguito a esperienze traumatiche.

Durante la guerra per curare i militari si faceva uso della regressione e della abreazione del trauma facilitando il procedimento con l'utilizzo di particolari droghe. I miglioramenti riscontrati con questo metodo venivano attribuiti alla catarsi, ma ancor più interessante fu la scoperta che non aveva alcuna importanza la rievocazione di un evento reale, in altre parole il terapeuta poteva suggerire il ricordo di un evento mai accaduto e il semplice riviverlo con la conseguente scarica emotiva provocava la remissione dei sintomi. L'importante era indurre e far rivivere intensamente rabbia, paura o panico in un crescendo che poteva concludersi con l'improvviso collasso emotivo e il conseguente sollievo del paziente (p. 24).

L'anello di congiunzione fra gli studi di Pavlov, le tecniche abreative e il presunto brain-washing dei culti moderni, Sargant lo trova negli scritti di John Wesley. In effetti come narra Wesley  nel John Wesley's Journal (1739-40) la predica, similmente alle suggestioni del terapeuta creava negli astanti una condizione particolarmente carica emotivamente: essi dovevano scegliere tra la dannazione eterna e il paradiso (p. 25). Sull'onda di queste letture Sargant negli anni '47-'48 segue e studia diverse tecniche usate nei revival.

Pavlov

Veniamo ora al chiarimento di alcuni esperimenti prodotti da Pavlov.

Pavlov individuava 4 temperamenti base nei cani (che si potevano liberamente combinarsi dando vita a temperamenti misti) simili a quelli individuati da Ippocrate:

1. Collerico ("strong excitatory")

2. Sanguigno ("Lively")

Questi primi due, di fronte a uno stress risponderebbero con aggressività ma il sanguigno risulterà più controllato ed equilibrato.

3. Flemmatico ("Phlegmatic")

4. Melanconico ("Melanchonic")
(p. 32)

Il flemmatico e il melanconico rispondevano passivamente, ma il melanconico dimostrava grandi difficoltà a far fronte a delle situazioni angoscianti e viene paralizzato dalla paura.

Tutti i 4 tipi secondo Pavlov possono essere portati a raggiugere un cambiamento drammatico della personalità.

Il nervous-breakdown con la conseguente scarica abreativa sembrava avere una funzione protettiva per il sistema nervoso.

Pavlov poteva creare una "rupture in higher nervous activity" con 4 tipi di stress:

1. Aumentando l'intesità del segnale a cui il cane era condizionato (per esempio aumentando la scarica elettrica)

2. Prolungando il periodo tra lo stimolo condizionato e la somministrazione del cibo o della scarica elettrica per accrescere la tensione e l'incertezza

3. Confondendo i segnali di condizionamento positivo e negativi (tale pratica si avvicina al doppio legame)

4. Debilitazione fisica

Ora è curioso notare che le ricerche di Pavlov hanno sicuramente influenzato le tecniche usate in Russia e in Cina con i prigionieri  (p. 31). E in effetti Pavlov notò che il nuovo pattern di comportamento indotto dallo stress poteva persistere anche per lungo tempo, in particolare se il cane faceva parte della tipologia caratteriale 2 e 3.

Pavlov individuò tre stadi progressivi verso il nervous-breakdown (p. 38):

1. Equivalent-phase nella quale si risponde in maniera simile a tutti gli stimoli

2. Paradoxical-phase durante la quale gli stimoli di lieve entità producono risposte più forti di quelle di forte entità (per esempio quando ci si arrabbia per un non nulla)

3. Ultraparadoxical phase. In questa fase c'è un cambio drastico nel cambiamento, potemmo definirlo una inversione di polarità, il cane si affeziona a colui che prima odiava.

Durante le fasi 2 e 3 il cane deve passare attraverso periodi di estrema eccitazione, terrore, rabbia, spaesamento, confusione e il grado di suggestionabilità cresce (p.39), tutto ciò ricorda in qualche misura la produzione degli stati ipnoidi descritti da Breuer.

Breur nelle sue considerazioni teoriche in Studi sull'isteria spiega come l'eliminazione dell'eccesso di eccitamento è un bisogno dell'organismo che tende a mantenere costante l'eccitamento intracerebrale. Solitamente l'eccitamento può fluire in vari modi tra cui la scarica motoria, ma nella posizione ortostatica in ipnosi o quando è impossibile l'uscita fuori dal campo ciò risulta impossibile.

Breuer porta l'esempio dell'impianto elettrico la cui tensione suparesse la soglia di tolleranza, in tal caso si correrebbe un serio pericolo di cortocircuito. La terapia catartica dovrebbe il suo potere terapeutico alla parola, unico modo ormai perché l'eccitazione traumatica possa defluire e articolarsi, se tale via è preclusa, questa eccitazione si può convertire in sintomo psicosomatico.

In breve la conclusione di Sargant e Pavlov: I cani come gli esseri umani hano una crisi quando il loro sistema neuronale non riesce a fronteggiare una situazione di stress (p. 40).


Nevrosi di guerra

Sargant riscontra anche nei soldati di guerra il passaggio attraverso le fasi descritte da Pavlov durante il trauma e durante la tecnica abreativa. In genere lo stress continuato (fase 2) determinava una "emotional exhaustion" (fase 3) (p. 49)

Sargant commenta questi dati considerando che alcune tecniche di conversione religiosa possono determinare lo stesso grado di tensione emotiva della battaglia.

Nella tecnica abreativa è di capitale importanza un ricordo vivido, non solo a livello intellettuale: ciò che importa è il vissuto emotivo che deve tornare nella sua drammaticità. Grinker e Spiegel chimarono narchosynthesis (nel '42) il trattamento abreativo con l'uso di droghe (come i barbiturici).(p. 66)

Lo shock rivissuto poteva portare il soldato molto rapidamente a un collasso emotivo, egli giaceva senza muoversi per più o meno un minuto per poi riprendersi e affermare che i suoi sintomi erano spariti, come se il condizionamento e il pattern patologico di comportamento fossero stati definitivamente cancellati (pp. 67-68). Dal canto suo Sargant nota come sia necessario che il soldato nel rivivere l'incidente raggiunga quella che Pavlov definiva la Transmarginal phase.

Il meccanismo è molto semplice, in pratica secondo Sargant quando il cervello è stimolato oltre ilimiti delle sue capacità di sostenere lo stress sopravviene una inibizione protettiva simile allo stupore catatonico. Può capitare che durante questa fase i precedenti patterns di comportamento vengano soppressi o si invertano nel loro contrario oppure se ne possono suggerire deliberatamente dei nuovi. Infatti, in simili condizioni di stress emotivo il soggetto è particolarmente suggestionabile (p. 76)

La catarsi nella religione

 Sargant prende in particolare attenzione i casi di estasi e di guarigione escritti da Wesley comparandoli con i casi descritti da Grinker e Spiegel a proposito del trattamento di neurosi da guerra nel Nord Africa del 1942 (p. 93).

Trova delle similarità particolarmente marcate: la tensione cresce fino a raggiungere livelli abnormali al culmine dei quali il soggetto collassa. Quando si riprende dice di essere guarito e sembra che abbia profondamente cambiato la sua visione del mondo.

Dunque si può concludere che per il buon fine della predica occorre fare appello alle emozioni piuttosto che all'intelletto. Il predicatore accresce l'emotività e il senso di colpa, dipinge la miseria e il peccato e rappresenta con immagini particolarmente vivide l'inferno a cui sono destinati i peccatori. Sembrerebbe perciò che, sia necessario un vero e proprio assalto emotivo per cancellare i precedenti pattern di comportamento, anche se, alla fine è necessario offrire una via di fuga, una salvezza per uscire rigenerati da questo stress mentale sapientemente indotto. È questo ciò che accadrebbe anche nel brainwashing politico: una nuova via di salvezza (la conversione) deve essere offerta dopo la paura, la rabbia, l'umiliazione, etc...

Per riassumere: Il predicatore procede in questo modo: da una parte la sua accalorata predica dipinge le pene dell'inferno che attendono i peccatori. Il primo passo consiste nel far sentire l'inadeguatezza della propria condizione, far leva sul senso di colpa, far intendere loro quanto lontani siano dallo stato ideale, quanto siano miserabili, la tensione risultante (il disagio promosso per distonia) viene deliberatamente accresciuta fino al collasso emotivo; poi il predicatore fa appello alla necessità di conversione e da una via di uscita e spesso si verificano tremori, grida, convulsioni, attacchi epilettici, quasi come se il cervello degli astanti scaricasse la tensione accumulata durante tutta la predica. L'adepto può cadere a terra e giacere per lungo tempo. Dopo la crisi si verifica perciò una grande calma, si tratta di fenomeni descritti anche da William James in The Varieties of Religious Experience.

Il semplice fatto di essere coinvolti emotivamente aumenta notevolmente la possibilità di essere convertiti, secondo Sargant in definitiva non ha importanza se il coinvolgimento è positivo o negativo. Uno stato "carico" emotivamente accresce in ogni caso la suggestionabilità. Paradossalmente il tentativo di resistere e lo stress prodotto possono accellerare la resa, l'unica cosa possibile è non essere emotivamente coinvolti cosa che in alcuni casi risulta assai ardua.

Anche nei riti di iniziazione la catarsi gioca un ruolo di primo piano. Solitamente è particolarmente accentuata la segretezza, la necessità di superare la prova pena la dannazzione, la morte e la rinascita.. Il rituale viene eseguito allontanando il neofita dal gruppo e costringendolo in una nuova e sconvolgente situazione, spesso sono implicate denutrizione, fatica fisica, prove di coraggio, scarnificazione, circoncisione, etc. Gli stimoli eccessivi portano il giovane a un collasso emotivo e a un'accresciuta suggestionabilità. Dopo aver depotenziato i precedenti pattern di comportamento si passa al ricondizionamento con l'annuncio salvifico.

Molte delle tecniche in uso presso i movimenti religiosi servono per depotenziare le strutture coscienti attraverso la confusione. In effetti per determinare una accresciuta suggestionabilità si può procedere seguendo due metodi apparentemente opposti, il primo è la riduzione degli stimoli sensoriali per lungo tempo, per esempio tramite meditazione, l'altro metodo opera per sovraccarico della mente cosciente.

Il cane di Pavlov e il doppio legame

Come già descritto, Pavlov fu in grado di produrre delle “nevrosi sperimentali” su dei cani. Facciamo ora un esempio di uno degli esperimenti.

Si comincia con l’addestrare il cane a distinguere fra un elisse e un cerchio per poi rendere queste due figure sempre più simili sino a rendere impossibile il compito assegnato. A quel punto dopo vari tentativi falliti il cane manifesta dei sintomi psicotici.

Ciò accade perché il cane continua a credere di trovarsi all’interno di un contesto di discriminazione mentre il contesto di riferimento è cambiato , ora non è possibile più discernere alcunché. Il cane — rimanendo entro questa cornice teorica tenta di inventare nuovi stratagemmi (nuove punteggiature) al fine di trovare una differenza fra le due figure geometriche, cerca invano di mettere in atto un cambiamento di tipo 1 che lo porta a una escalation psicotica. Se invece formulasse un insight del tipo:  “il contesto di apprendimento è cambiato”, potrebbe scegliere altri comportamenti al di fuori del precedente schema, potrebbe per esempio mordere lo sperimentatore oppure farsi un pisolino. La creazione di un sistema di punteggiatura alternativo è frutto di un cambiamento di tipo II.

Ora vediamo come sia simile il trattamento imposto ai prigionieri di guerra e come per loro sia impossibile sfuggire alle premesse epistemologiche del sistema tanto che alla fine saranno costretti a cambiare volenti o nolenti.

Regimi totalitari

Come dicevo all'inizio le ricerche di Pavlov hanno sicuramente influenzato le tecniche usate in Russia e in Cina con i prigionieri, in particolare per quanto riguarda le confessioni e il processo di conversione.

Negli interrogatori per strappare una confessione vengono creati ad arte sentimenti di ansietà e colpa. Occorre porre l'interrogato in uno stato di conflitto mentale disturbando in tal modo il suo giudizio (Id. ibid., p. 185)

La prima fase di destrutturazione consiste nel distacco dal proprio ambiente e nella reclusione in una piccola cella insieme a prigionieri già convertiti che iniziano ad aggredirlo ordinandogli di pentirsi, di riconoscere i suoi crimini e di confessare tutto al governo (Lifton R. J., Thought reform and the psychology of totalism, Norton Library, New York, 1963, p. 20). Il recluso viene anche minacciato con frasi del tipo "Il Governo ha tutte le prove e il governo non sbaglia mai!".

Tutto ciò crea a dir poco uno shock e uno stato di confusione nel prigioniero che in seguito al depotenziamento degli abituali schemi di riferimento avvia una ricerca interiore: "che cosa posso avere mai fatto".

Dopo diverse ore di questo trattamento il prigioniero viene portato dinanzi al giudice che lo accusa di atti eversivi e di spionaggio. Alla dichiarazione di innocenza del recluso, il giudice risponde che ha in mano già tutte le prove e che se confessa il suo caso può essere risolto in breve tempo. Se dopo alcune ore di interrogazione il prigioniero non fa alcuna confessione interessante viene rispedito in cella a meditarci su. Nella cella si ritroverà di fronte di nuovo ai suoi "compagni" che continueranno ad accusarlo. Viene inoltre sottoposto a condizioni umilianti e defatiganti (mancanza di sonno, di pricacy, di igiene, può inoltre venire ammanettato alle caviglie e con le mani dietro la schiena e in tal modo diventa completamente dipendente dai carcerieri, tutto ciò crea una certa regressione).

Entro breve, in seguito a questa coercizione (punizioni fisiche) combinata con l'esortazione interiore (si fa leva sul senso di colpa dicendogli frasi del tipo: "tira fuori tutto il tuo male, diventa una persona morale") il prigioniero desidera soltanto porre fine a questo stato di tensione e degradazione e comincia a inventare false confessioni costruite su alcuni ricordi, in taluni casi comincia a perdere il contatto fra fantasia e realtà (si verificano dei veri e propri stati alterati di coscienza o deliri psicotici). Ogni sua affermazione viene trascritta e poi deve firmarla (ciò contribuirà in seguito a definire una situazione di dissonanza cognitiva).

In ogni caso non ha via di uscita, se continua a proclamare la sua innocenza verrà comunque punito, si tratta di una vera e propria situazione di doppio legame: "Riconosci i tuoi crimini e dì la verità" ma in effetti se dici la verità affermando la tua innocenza ciò vuol soltanto dire che sei ancora indietro nel tuo processo di "guarigione" e hai ancora alcune resistenze da superare.

A un certo punto si ha un vero e proprio brekdown emotivo e il prigioniero si sente in completa balia degli aguzzini, vuole soltanto farli contenti e attende di essere diretto dalla loro volontà. In questa situazione la suggestionabilità si accresce notevolmente e si può persuadere l'interrogato fino a far vacillare l'esattezza delle sue credenze. Lo stato di confusione cresce e con il passare del tempo il prigioniero va incontro agli specifici bisogni degli aguzzini dicendo loro ciò che effettivamente vogliono che dica (in qualche modo sta giocando un ruolo, anzi ha aderito e accettato il ruolo suggerito), finirà anche per accusare altre persone riducendo in tal modo ai livelli minimi la sua autostima e considerandosi ancor più indegno e meritevole di punizione. In effetti in stati di enorme tensione e confusione si tende ad perdere il controllo e ad accettare la prima cosa, il primo dato stabile capace di alleviare tale tensione dando senso tra l'altro alle forti sensazioni di colpa indotte, anche se questo dice "Tu sei un criminale, confessa!"

Ne parla anche il grande scrittore Vladimir Bukovskij, che in questo senso ha sicuramente una lunga esperienza: "[...] la prova più difficile te la fanno quando sei malato, quando sei stanco, quando soprattutto hai bisogno d'un attimo di respiro. Ed è a questopunto che ti prendono e ti danno la mazzata! Proprio in questo momento il compare, il pescatore di anime umane o l'educatore, ti tira fuori, intontito, dal sotterraneo, per un colloqui." (Vladimir Bukovskij, Il vento va, e poi ritorna, Feltrinelli,1978 Milano, p. 26)

Lifton riporta un esempio di come il giudice possa dirigere l'imputato:

"Quando ti chiede quante informazioni segrete hai passato a quel individuo, tu rispondi un numero a caso nel tentativo di soddisfarlo. Se egli ti chiede "Solo queste?", tu rispondi, "No, ce ne sono delle altre." Se egli dice "un centinaio", tu rispondi "Un centinaio"...." (Id. ibid., p. 23)

La regola generale è che la debilitazione dell'incarcerato deve continuare finché egli non da segni di cedimento a quel punto occorre mostrarsi amichevoli e consigliare la confessione per il suo bene.

Il prigioniero che in quel momento ha un disperato bisogno di un contatto umano si affida incondizionatamente al suo — spesso nuovo — carceriere e desidera farlo contento con una confessione ancor più completa delle sue malefatte. Può persino capitare che — una volta raggiunta la ultraparadoxical phase — i carcerati provino simpatia per i loro aguzzini e che si convertano al nuovo credo (identificazione con l'aggressore). E in effetti dopo un certo livello di abuso la persone per potersi spiegare la situazione cominciano a pensare di meritarselo e lo fanno anche per poter sfuggire alla situazione di stress che deriva dal porsi in posizione di sfida (posizione simmetrica) nei confronti del proprio carceriere.

Nella seconda fase dunque, al momento della crisi emotiva gli aguzzini devono essere benevoli e condurre il prigioniero a rivedere con occhio "critico" l'esperienza passata filocapitalista, si passa perciò al periodo di riabilitazione durante il quale sempre attraverso un sistema di premi/punizioni imparerà a vedere la realtà dal punto di vista del popolo, del bene comune attraverso una serie di gruppi maratona dove occorre criticare aspramente la "vecchia identità" e le presunte malefatte passate. Si passa dunque alla fase di rinascita durante la quale il carcerato può arrivare a scindere le emozioni negative nei confronti del governo e proiettarle sul mondo capitalista e su coloro che prima erano suoi amici. Si tratta della morte della spia reazionaria (questa personalità fittizzia che il carcerato su istigazione degli aguzzini ha contribuito a creare) e la nascita del nuovo uomo passato attraverso la rieducazione. La coesistenza di queste due personalità continuerà anche al momento dell'uscita dalla prigione ed è quel fenomeno che gli esperti di exit counsueling  da gruppi settari chiamano floating una passaggio dall'identità di culto a quella pre-cultista più volte durante anche la stessa giornata.

Ipnosi, lavaggio del cervello e destrutturazione dell'attività pianificatrice

George Miller, Eugene Galanter, Karl Pribram, nell'opera Piani e struttura del comportamento descrivono l'attività pianificatrice dell'uomo secondo degli schemi d'azione che possono essere scomposti e analizzati a più livelli come il linguaggio:

"Questo tipo di organizzazione del comportamento è senza dubbio più evidente nel comportamento verbale umano. I fonemi individuali sono organizzati in morfemi, i morfemi vengono uniti per formare i sintagmi (phrases), questi in sequenza appropriata formano una frase (sentence), e una stringa di frasi forma l'enunciato (utterance). La completa descrizione dell'enunciato implica tutti questi livelli." (George A. Miller, Eugene Galanter, Karl H. Pribram, Piani e struttura del comportamento  Franco Angeli Editore, 1973 Milano, p. 29)

Secondo gli autori l'uomo crea una "organizzazione gerarchica del comportamento" e un Piano è l'equivalente di un programma di un calcolatore capace di determinare una particolare strategia d'azione: "Un Piano è ogni processo gerarchico nell'organismo che può controllare l'ordine in cui deve essere eseguita una serie di operazioni." (Id., Ibid., p. 32)

L'uomo non potrebbe neanche alzarsi dal letto senza piani cioè senza una serie di schemi comportamentali. Infatti i Piani sono inerenti alal conoscenza normativa e pragmatica della vita quotidiana che mi permettono di orientarmi nel mondo attraverso una serie di routines che si sono cristallizzate grazie alla ripetizione. Una volta “cablati” questi schemi di comportamento possono essere riprodotti senza lo sforzo cognitivo originario.

Nell'ipnosi si pone proprio questa questione, come fare in modo che una persona smetta di fare i propri Piani e accetti di eseguire il Piano suggerito dall'ipnotista.

Secondo gli autore in ipnosi avviene qualcosa di simile al sonno profondo: il soggetto elimina il proprio linguaggio interno col quale elabora normalmente i suoi Piani d'azione e  a questo subentra la voce dell'ipnotizzatore.

Gli autori per avvalorare la loro tesi riportano le descrizioni di Weitzenhoffer circa l'incapacità o la difficoltà a parlare dei soggetti in trance profonda (p. 130).

Per far smettere a una persona di elaborare Piani occorre impegnarla su argomenti particolarmente noiosi o insignificanti come la concentrazione continuata su un punto luminoso, oppure si possono dare una serie di istruzioni particolarmente difficili e in contraddizione fra loro per indurre uno stato di confusione. Sovraccaricando il sistema cognitivo, l'ipnotista riesce a interrompere la capacità del soggetto di pianificare adeguatamente e quindi può suggerire una serie di istruzioni che vengono accettate come rimedio allo stato confusionale (p. 125). È curioso il fatto che il Piano sostitutivo deve essere presentato al soggetto come se fosse suo, come se stesse nascendo autonomamente al suo interno; in altre parole non deve essere percepito come una imposizione inculcata dall'operatore (p. 125).

Questi concetti vengono applicati anche nel lavaggio del cervello:

"Il primo passo dovrebbe presumibilmente essere quello di far smettere alla persona di far Piani da solo. Ciò si può realizzare frustrando deliberatamente ogni Piano fatto autonomamente che tenti di eseguire, anche quelli rivolti alle sue funzioni coorporee più personali. L'obiettivo è fargli credere che possono essere eseguiti solo i Piani che originano da chi li tiene prigioniero. Gli si può assegnare il compito di confessare, ma senza dargli la più vaga idea di ciò che deve confessare. Qualunque cosa confessi sarà errata o insufficiente.." (p. 132)

Caratteristiche di una struttura totalitaria

Lifton nel suo studio (Lifton R. J., Thought reform and the psychology of totalism, Norton Library, New York, 1963, pp.420-434) ha individuato otto caratteristiche che dovrebbero essere presenti in di un sistema totalitario:

1. Controllo dell'ambiente

È essenziale il controllo del comportamento. L'ideologia totalitaria deve permeare ogni realtà, il suddito non può essere mai lasciato solo, egli deve trovare continuamente modo di imbattersi nel potere e nella dottrina onniscente del Governo.

I flussi comunicativi provenienti dall'esterno vengono regolarmente censurati e alterati e al contempo viene lasciato ampio spazio alla propaganda di regime.

Le comunicazioni tra individui vanno regolate; lo scopo finale è giungere al controllo dei sentimenti delle convinzioni e in genere della vita interiore del suddito di modo che le controargomentazioni vengano sedate sul nascere.

Per quanto riguarda i prigionieri nelle carceri cinesi il controllo dell'ambiente e del carcerato è evidente e totale. Tramite confessioni e autocritiche in gruppo si richiede la fusione con l'ambiente circostante. Il carcerato sotto continue pressioni non riesce più mantenere quel distacco che gli consentirebbe di passare relativamente "indenne".

Attraverso il siitema di punizioni e premi impara anche a rispondere correttamente alle aspettative degli aguzzini, d'altronde non ha altra via di uscita se non adattarsi all'ambiente ostile. Sviluppa dunque un'attenzione responsiva ed impara a cogliere ogni segnale verbale e non verbale per andare incontro alle richieste degli aguzzini e anticipare le pressioni dell'ambiente. In altre parole impara a seguire la corrente piuttosto che contrapporsi ad essa. Quando sarà pronto potrà partecipare attivamente nella conversione e manipolazione dei novellini, e questa azione insieme alle false autoaccuse estorte è una mossa fondamentale nel processo di rieducazione e indotttrinamento.

2. Richiesta di purezza

Nel movimento totalitario sono presenti grosse pressioni sul piano morale.

Il mondo viene diviso in assolutamente buoni e assolutamente cattivi. Ma la perfezione assoluta così come immaginata e richiesta dallo Stato è in realtà impossibile. Se il futuro radioso tarda ad arrivare occorre rafforzare il controlo ed eliminare il marcio. Qualunque cosa fatta in nome della purezza è alla fine morale.

3. Manipolazione mistica.

Un'aurea mistica circonda il Partito il quale è detentore di una verità assoluta. il quale in virtù del suo potere e prospettando scopi irragingiungibili mantiene un senso di colpa esistenziale nel suddito e una vulnerabilità che può essere manipolata agevolmente.

L'onniescenza dei vertici organizzativi e del leader non è meno evidente quando in virtù della loro benevolenza desiderano perdonare il peccatore redento.

"L'individuo dunque finisce per applicare la stessa polarizzazione totalitaria fra bene e male anche ai suoi giudizi e al suo carattere: tende a impregnare certi aspetti di se stesso di eccessiva virtù, e a condannare ancor più eccessivamente altre caratteristiche personali [...] Deve guardare alle sue impurità come se originassero da influenze esterne [...] In tal modo, la tendenza psicologica universale verso la "proiezione" è alimentata e istituzionalizzata..." (p. 425)

4. Culto della confessione

In stretta realzione con la domanda di purezza troviamo il culto della confessione che presume una resa del proprio io e una fusione con l'ambiente circostante.

Non c'è nulla che possa restare nascosto al Governo, anche i pensieri e le emozioni più riposte.

Nell'istituzione totalitaria la confessione, piuttosto che funzionare come sollievo viene usata come mezzo per manipolare il "peccatore".

5. La scienza sacra

La dottrina del Partito acquisisce la sembianza di una scienza sacra. Le opinione contrarie non solo sono criminali ma sono anche pazzesche perché non scientifiche.

6. Linguaggio ideologicamente connotato

Il linguaggio totalitario è basato su un gergo riduttivo, zeppo di luoghi comuni e frasi fatte ripetute fino alla noia.

7. Dottrina sopra la persona

L'ortodossia chiede che l'individuo si adatti alla dottrina.

In effetti la divisione manichea della realtà presume un solo e unico modo di pensiero e comportamento in accordo con un grande piano di salvezza che considera intrisicamente cattivi tutti gli altri modi di essere. Mentre la propaganda altera l'interpretazione dei fatti presenti e passati il linguaggio interiorizzato serve per la costruzione di un certo modello del mondo che unitamente alla manipolazione della coscienza e della memoria (false confessioni, autocritica) dei prigionieri di guerra è efficace per la costruzione del nuovo sé.

8. La dispensa dell'esistenza

Il punto 7 ci porta direttamente all'ultima caratteristica del sistema totalitario: solo coloro che si accordano col modo giusto e naturale di vedere la vita possono avere diritto all'esistenza e essere riconosciuti come persone.

 

Tecniche in uso presso alcuni gruppi del potenziale umano

Veniamo ora ad alcuni esempi che ci illustreranno brevemente come la catarsi e le tecniche finora descritte rientrino nell'armamentario di alcune sette del potenziale umano.

Partiamo dal caso del L.D.P. (Life discoveries Principles). Uno dei primi corsi di questo gruppo si chiama Sales Dynamics (in italiano Comunicazione e Vendita) e viene svolto durante un fine settimana. Tra le tecniche in uso la più importante consiste in un esercizio di proggressivo rilassamento con la seguente regressione a eventi traumatici che vengono abreagiti.

Questo corso risulta propedeutico al successivo che è ancor più coinvolgente sul piano emotivo. Si chiama D.B.M. (Dynamic Business Management) e promette agli allievi di diventare Leader di se stessi, dell'affare (business) più importante, la propria vita.

Il corso dura 4 giorni full-time e si svolge in genere in un albergo. I partecipanti sono tenuti a sottostare a rigide norme di comportamento e viene scoraggiato l'istaurarsi di un qualsiasi rapporto di amicizia. Anche il permesso per andare in bagno deve essere richiesto, non c'è un attimo di privacy e i pranzi sono consumati a orari sfalsati.

Una volta che sono state individuate le aree problematiche di ciascun partecipante, l'istruttore chiama a uno a uno gli studenti chiedendo loro di partecipare a uno psicodramma durante il quale dovrebbero rappresentare davanti agli altri eventi e situazioni che condizionarono la loro vita e li fanno tuttora soffrire. Lo psicologo Maurizio Antonello racconta dei casi francamente agghiaccianti:

"1°. Una donna confessa di aver abortito. Viene denudata e posta in mezzo alla sala con una bambolina in mano. Nel contempo viene diffuso il suono del cuore che batte mentre una collaboratrice legge una poesia che parla di un bambino mai nato che si rivolge alla sua mancata mamma. In questa poesia egli descrive il suo aspetto, mentre una seconda collaboratrice posta dietro alla corsista — ne sottolinea le possibili somiglianze con la malcapitata.

2°. Un uomo dice di aver avuto relazioni con svariate donne e fatto l'amore di gruppo, nonché usato sostanze stupefacenti. Deriso, mortificato e offeso, egli inizia a raccontare bugie e si rifiuta di rispondere alle domande dell'istruttore. Questi perde la pazienza e lo prende a schiaffi.

3°. Una donna (farmacista) non riesce ad avere buoni rapporti con la madre. Viene fatta vestire da bambina e le vengono dati in mano dei giocattoli, quindi viene derisa e mortificata."  (Maurizio Antonello, Le psicosette, in "Sette e Religioni", Gris, Numero 7, Luglio-Settembre 1992 Bologna, p. 400)

Un altro gruppo che fa uso di tecniche catartiche e autoritarie si chiama EST (Erhard Standard Training). Il gruppo fu fondato — guarda caso — da un ex scientologo, un tale Werner Erhard che sarebbe poi lo pseudonimo di John Paul Rosenberg. Nei suoi seminari si possono ritrovare echi delle teorie Hubbardiane, per esempio i patterns comportamentali derivanti da traumi passati che finiscono col minare lo scopo fondamentale dell'individuo, sopravvivere. Uno degli slogan del movimento è "Tu se i Dio nel tuo Universo".

I corsi si svolgono durante i fine settimana e presentano un evidente controllo del comportamento dei partecipanti come nel caso del D.B.M. descritto poco fa.

Gli esercizi principali sono:

1. Esercizi meditativi che somigliano a una rielaborazione di procedimenti scientologici:

"Dopo che ci fu detto di chiudere gli occhi e di rilassarci, ricevemmo istruzioni per ritmare in un certo modo il nostro respiro; poi ci vennero impartiti, con garbata intonazione, una serie di comandi come i seguenti: «Localizzate uno spazio nel vostro piede destro.. Bene, grazie»; «Proiettatevi nello spazio!... Bene, grazie». E così via. Sul finire della giornata noi eravamo già entrati, immaginativamente, in almeno 35 di tali spazi particolari, fino al comando finale che fu quello di esplorare lo spazio in generale: «Impossessatevi del suo colore, sapore, durezza, ampiezza e forma!». Insomma, noi dovevamo, in altre parole, «raggiungere ed esperimentare» gli aspetti fisici di un regno mentale immaginario." (K. Garvey, La mia esperienza in «est», in "Sette e Religioni", Gris, Numero 8, Ottobre-Dicembre 1992 Bologna,p. 500)

2. Processo paura.

Di volta in volta vengono chiamati sul palco cinque studenti che devono rimanere semplicemente davanti al gruppo: "Frattanto, il Trainer e il suo assistente comincia ad aggirarsi all'intorno con atteggiamento provocatorio, lanciando insulti e oscenità contro gli individui che sono sul palco. Quelli di loro che reagiscono in qualche maniera vengono trattati ancor più duramente.

I Trainers hanno ovviamente precise idee da inculcare con violenza dentro di noi. Prima fra tutte, questa: che i nostri «atti pietosi» devono essere messi in mostra davanti a tutti. Essi sottolineavano tutti gli aspetti della nostra condotta, specie quando qualcuno di noi dava segni di difficoltà emotive. [...] «Guardate, gente!» gridava il Trainer, «Guardate di che cosa è fatta la vostra umanità! Guardate voi stessi! Perché ciò è precisamente la condizione in cui i vostri atti vi hanno ridotto! Questo «sacco di pelle» di cui voi tanto vi preoccupate e che voi tanto coccolate perché possa avere qualche «fottuto intrallazzo» con un altro simile «sacco di pelle», ecco ciò che siete!».

Lo scenario vivente che noi avevamo davanti agli occhi e che il Trainer ci additava a sostegno delle sue affermazioni, era costituito da casi come i seguenti: una giovane donna, ridotta a uno stato quasi animale, che grugniva verso il gruppo, agitando le mani come fossero zampe; un uomo che piangeva per la paura, tremando in modo incontrollabile; alcune ragazze che si lamentavano singhiozzando, con i volti contorti in modo indescrivibile; un giovanotto che, con aria stupefatta, sembrava tentasse di sfuggire a quella realtà." (Id., ibid., pp. 493-494)

Le tre fasi dell'indottrinamento

Concludiamo questo capitolo con un modello tratto dagli scritti di Clark e Hassan, che ci aiuterà a descrivere le tre fasi principali che portano alla conversione.

Queste tre fasi possono essere ricapitolate in:

1. Destrutturazione

2. Cambiamento

3. Ristrutturazione

Queste tre fasi possono sono equiparabili alle tre fasi dei riti di passaggio.

In effetti, l’iniziazione tribale viene suddivisa da Arnold Van Gennep in tre fasi: la separazione, la reclusione e infine la gestazione dell’essere nuovo, questi tre momenti vengono definiti da Philippe-Emmanuel Rausis come: “rottura, per il momento di distacco dall’ambiente familiare, chiusura per il periodo di formazione in segreto; investitura per l’ultima fase nella quale l’iniziato si vede investito di un ruolo preciso nel quadro della sua comunità.” [Philippe-Emmanuel, Rausis, L’iniziazione, op. cit., p. 53)

Scrive Di Fiorino: "Nella periodizzazione operata da Clark (1981) il primo stadio consiste nel controllo della motivazione e nel tipico processo di spoliazione. [...] La seconda fase prevede il controllo della reazione, il training e l'identificazione. L'adepto viene sollecitato ad adottare le idee, le pratiche e i comportamenti approvati dal "nuovo culto".
La terza tappa è quella del controllo normativo e del rinascere del nuovo "sé", [...] L'individuo ha così acquisito un nuovo sé, sostenuto da una nuova visione del mondo, uno speciale linguaggio, ruolo, attività, norme e relazioni sociali." (Mario Di Fiorino, L'illusione comunitaria, Moretti & Vitali, Giugno 1998, p. 58)

Nella prima fase vengono in aiuto l'utilizzo di tecniche per l'induzione di stati di coscienza alterati. È ben noto infatti che tali stati contribuiscono notevolmente alla destabilizzazione e alla destrutturazione delle strutture coscienti e dei modelli del mondo dell'adepto che, per comprendere la natura delle esperienze insolite e sconcertanti che sta sperimentando deve necessariamente affidarsi alle spiegazioni del culto religioso. Potremmo paragonarli a quelle che Franz Alexander (1956) chiamava "esperienze emozionali correttrici" tramite le quali si può avviare agevolmente la fase di costruzione di una nuova visione del mondo.

Il tentativo di produrre esperienze mistiche è un elemento importante per la coesione del gruppo carismatico che aspira alla realizzazione spirituale promessa dal leader e fugacemente intravista durante gli esercizi proposti dal culto. Si può verificare inoltre una certa assuefazione nei confronti di queste tecniche che comportano nella maggioranza dei casi una temporanea alleviazione del disagio. (Marc Galanter, Culti, SugarCo Edizioni, 1989 Carnago (VA), p. 110).

Tra l'altro le pratiche che mirano ad allargare lo stato di coscienza ordinario o a far esperire stati di coscienza alternativi, possono determinare l'insorgere di un nuovo paradigma cognitivo.

In seguito a una prima destrutturazione dello stato di coscienza (catarsi) si verifica una ristrutturazione e una riorganizzazione secondo una nuova configurazione gestaltica.

Poiché ad ogni stato di coscienza corrispondono diverse configurazioni della realtà, tali pratiche possono determinare una esperienza del mondo completamente diversa alla precedente (la realtà viene strutturata nell'atto conoscitivo).

Questo è ciò che avviene nell'ipnosi le cui fasi possono essere schematicamente rappresentate in:

1. Fissazione dell'attenzione

2. Depotenziamento degli abituali schemi di riferimento e sistemi di credenze

3. Ricerca inconscia

4. Processo inconscio

5. Risposta ipnotica

(Milton H. Erickson, Ernest L. Rossi, Ipnoterapia, Astrolabio, Roma 1982, p. 20)

Se noi abbassiamo i meccanismi di difesa e disorientiamo l'adepto con tecniche di confusione i suoi schemi di riferimento precendenti verranno conseguentemente depotenziati. Anche la fusione col gruppo, le confessioni, la perdita della privacy comportano una prima fase di destrutturazione e con-fusione con gli altri membri a cui dovrà seguire l'indottrinamento (il cambiamento) che equivale ai punti 3 e 4 dell'induzione ipnotica. La dottrina del gruppo sarà svelata gradualmente partendo dai dati immediatamente verificabili: "Il materiale che andrà a formare la nuova  identità viene elargito gradualmente, un pezzetto alla volta, al ritmo che si ritiene giusto perché quella persona possa assorbirlo. La regola è: "Rivela a chi ti ascolta solo quanto è in grado di accettare" (Steven Hassan, Mentalmente liberi, Avverbi edizioni, 1999 Roma,  p. 107).

Le aspettative del gruppo vengono interiorizzate dall'adepto e lo dirigono verso quel particolare tipo di esperienze soggettive che si insegna che debbano presumibilmente verificarsi durante lo stato alterato; il meccanismo perciò si autoconvalida tramite un circuito di feedback retroattivo.

Inoltre l'adepto desidera essere un buon soggetto — il che tra l'altro ne confermerebbe l'evoluzione personale — e ha notevoli aspettative nei confronti dei procedimenti offerti.

Con l'ulteriore coinvolgimento si passa alla fase di ristrutturazione. L'adepto ha imparato la dottrina, a seguito il training e ha acquisito i comportamenti accettati dal gruppo, a questo punto gli viene fornita una finalità esistenziale e viene inserito operativamente all'interno del gruppo. Se nella seconda fase poteva pensare a un semplice coinvolgimento in vista di un miglioramento personale, in questa fase sembra quasi inconcepibile la vita senza il culto, l'individuo ha acquisito un nuovo sé.

In questa fase si tenta di coinvolgere l'adepto in modo esclusivo: "Notevole è poi la pressione che viene esercitata sul nuovo adepto affinché intesti il conto bancario e i suoi averi al gruppo. Al di là del mero scopo di lucro, ciò va incontro a due diverse esigenze. Innanzitutto, il fatto stesso di donare risparmi di una vita costringe una persona ad aderire anima e corpo alla nuova ideologia. Sarebbe fin troppo doloroso dover ammettere di aver commesso un errore. In secondo luogo, neutralizza ogni eventualità di fuga dal gruppo, dal momento che la sopravvivenza finanziaria nel modno esterno sarebbe pressoché impossibile. [...] È tipico che il nuovo membro venga assegnato ad attività di proselitismo appena ciò sarà possibile. Le ricerche di psicologia sociale hanno dimostrato che nulla consolida il credo di una persona a tal punto e così velocemente quanto il cercare di vendere le proprie convinzioni ad altri. Fare nuovi proseliti contribuisce a cristallizzare in fretta l'identità che il culto ha affibbiato all'individuo." (Id. ibid., p. 111)

In virtù della dissonanza cognitiva, una volta che la fase di inddotrinamento è completata "i membri possono soffrire di angoscia ogni qualvolta sono portati a pensare negativamente alla loro affiliazione" (Marc Galanter, Culti, SugarCo Edizioni, 1989 Carnago (VA), p. 165)

Si spiegano allora come comprensibili tutte le manovre regressive o totalitarie che vengono poste in essere in una setta, si tratta di espedienti per evitare il disagio e per mantenere la coesione del gruppo. Perché non crolli il sistema risulta necessaria la censura e il controllo dell'informazione in entrata, una certa capacità di distorsione della realtà che può trasformarsi in narcisismo onnipotente, la scissione e la proiezione dell'aggressività su nemici esterni.

 

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