Le dinamiche di gruppo Le dinamiche presenti nei gruppi settari hanno radici profonde nella storia evolutiva dell'uomo che ha dovuto costituire gruppi per poter garantire la sopravvivenza della specie: "I membri di tali gruppi si disperdevano e si aggregavano secondo le condizioni ambientali, acquisendo metodi di riconoscimento e di affiliazione come di esclusione che divennero importanti per assicurare la giusta distribuzione della preda catturata e per prevenire l'intrusione di persone dall'esterno del gruppo operativo." (Michele C. del Re, L'adesione al culto emergente: conversione e/o plagio, in "La persuasione socialmente accettata, il plagio e il lavaggio del cervello", Psichiatria e Territorio, 1990, Forte dei Marmi (LU), p. 119) Di conseguenza ogni membro del gruppo ha una tendenza intriseca a: 1. classificare gli individui tra membri del gruppo e esterni e a promuovere una diffidenza verso questi ultimi sui quali è possibile proiettare i conflitti interni 2. legarsi al gruppo come fonte di supporto, ciò comporterebbe un condizionamento operativo già discusso sotto il nome di relief effect 3. Infine in virtù del necessario consenso comune per mantenere l'omeostasi del sistema l'individuo all'interno del guppo tende a accettare la visione del mondo dominante ponendo in atto una serie di filtri cognitivi al fine di ignorare gli input contrastanti con tale visione del mondo (fenomeno della dissonanza cognitiva ricollegabile al meccacnismo del relief effect). A proposito della rilevanza della pressione del gruppo, si
potrebbero citare alcuni studi di psicologia sociale. In realtà i ricercatori si erano precedentemente accordati
con sette degli otto studenti affinché dessero risposte sbagliate. Si notò che la percentuale variava a secondo del numero di
persone che contraddiccevano le risposte del soggetto. La presenza di
un compagno che convalidasse le proprie percezioni era assai utile per
non sottomettersi alle convinzioni del gruppo. In ogni caso era evidente
l'imbarazzo e lo sconcerto e "i partecipanti mostrarono gradi diversi
di disagio emotivo, che andavano dalla live angoscia a qualcosa di simile
alla depersonalizzazione." (Paul Watzlawik, La realtà della realtà,
Astrolabio, Roma 1976, p. 84) Scrive Watzlawick: Un esperimento ancor interessante e al contempo terribile fu quello di Stanley Milgram, all'Università di Yale, nel 1963: Ai volontari fu offerta una modica somma per partecipare all'esperimento.
Vennero abbinati a coppie, con l'accordo che uno dei due dovesse partecipare
in qualità di insegnante-correttore, mentre l'altro come allievo.
È ancor più sorprendente il fatto che all'istruttore, prima di iniziare l'esperimento, fu fatta provare la scarica elettrica di 45 volts (che è già abbastanza dolorosa) perché potesse verificare l'efficacia delle punizioni che andava a somministrare. Milgram cerca di spiegare il fenomeno in questi termini: "L'essenza dell'obbedienza consiste nel fatto che una persona giunge a vedere se stessa come strumento utile per portare avanti i desideri di un altro individuo e quindi non si considera più responsabili". (Stanley Milgram, Obedience to Authority, Harper & Row, New York (1974) Ma questo non è l’unico esperimento sul tema. Un altro esperimento significativo fu effettuato presso un ospedale degli Stati Uniti e coinvolse 22 infermiere che ricevettero una telefonata da parte dello sperimentatore, il quale, spacciandosi come un medico dell’ospedale ordinò loro di somministrare 20 milligrammi di Astrogen a un malato (un dosaggio potenzialmente pericoloso). Il 95% delle infermiere adempirono alla richiesta (anche se furono fermate in tempo) malgrado il regolamento non prevedesse prescrizioni per telefono né era consentisse l’uso di quella mediciina nel reparto. Inoltre le infermiere non avevano mai visto né sentito quel medico prima di allora. La cosa curiosa è che a una intervista fatta tempo prima ad altre infermiere era risultato che non si sarebbero mai sognate di fare una cosa simile. |