Dissonanza
Cognitiva
Le sette sono gruppi fondati su illusioni condivise.
I membri della setta nella loro esperienza trovano occasione di vedere
"cose che non vanno" ma razionalizzano pensando che "dopotutto
è la soluzione migliore che abbiamo", "ho imparato molte cose",
"l'organizzazione funziona male ma la dottrina è corretta e porta
alla salvezza", "il mondo là fuori è molto peggio" etc...
Questo fenomeno viene definito come "dissonanza
cognitiva". La dissonanza cognitiva è una teoria che si basa sull'assunto
che "l'individuo mira alla coerenza con se stesso. Le sue opinioni
e i suoi comportamenti, per esempio, tendono a comporsi in complessi intimamente
coerenti." [Festinger, A theory of cognitive dissonance, Standford
University, 1957]. In altri termini quando si presenta un conflitto tra
pensieri, emozioni o comportamento, quelli in conflitto tenderanno a cambiare
per minimizzare la contraddizione e il disagio che ne deriva. La persona
può infatti tollerare solo un certo numero di discrepanze tra questi componenti
che formano la sua identità. Tenderà perciò a diminuire le cognizioni
dissonanti, a rafforzare e aumentare quelle consonanti con una particolare
scelta, visione del mondo o condotta.
Gli adepti di un culto infatti, sono legati a modelli
del mondo condivisi dal gruppo di cui fanno parte e ogni pensiero nuovo
va inquadrato all'interno di queste strutture concettuali per non dover
passsare attraverso un doloroso cambiamento personale. Ciò dimostra che
“il gruppo sociale è, per l’individuo, una delle maggiori fonti di dissonanza
cognitiva e, contemporaneamente, il mezzo principale per ridurre la dissonanza
che può sorgere in lui. (Leon Festinger, Teoria della dissonanza cognitiva,
Franco Angeli, Milano 1997, p. 161). È proprio attraverso l’appoggio sociale
che l’individuo reperisce tutta una serie di elementi cognitivi consonanti
con l’opinione condivisa.
Festinger
riassume dicendo che "Se cambiate il comportamento di una persona,
i suoi pensieri e sentimenti cambieranno per minimizzare la dissonanza",
si spiega perché le sette operino su tutti i livelli con il controllo
del comportamento (vita di gruppo con la conseguente eliminazione
della privacy, sistema di premi/punizioni, maratone di corsi e attività,
scarso riposo, cambiamenti improvvisi e compiti irrealizzabili, codificazione
di ogni attività, leggi e regolamenti rigidi, ingerenza anche nelle attività
private che devono essere subordinate allo scopo del gruppo in quanto
superiore a ogni altro progetto personale, etc.), dell'informazione
(è negato e scoraggiato l'accesso alle informazioni critiche, ampio spazio
per la propaganda di regime), del pensiero (tecniche di blocco
del pensiero come meditazione, canti di mantras, ipnosi, etc., creazione
di un senso di colpa per ogni pensiero critico rivolto verso il gruppo
o verso il leader) e delle emozioni (far leva sul senso di colpa,
spoliazione dell'Io tramite confessioni pubbliche, indottrinamento fobico:
si cerca di istallare un vero e proprio terrore alla sola idea di lasciare
il gruppo, abile uso delle emozioni portate scientemente al massimo, come
la paura, la vergogna, la tensione nervosa, l'esaltazione, etc...).
La sola accettazione di regole comportamentali rigide
(controllo del comportamento) a cui non si può opporre obiezione è il
primo passo verso l'indottrinamento e comporta tra l'altro una certa regressione
dallo stato di condizione adulta e autonoma a quello di dipendenza infantile
che si sottomette all'autorità genitoriale.
La persuasione a partire
dall’induzione di un nuovo comportamento o a partire dall’emotività
può essere molto efficace piuttosto che una laboriosa disquisizione
sul piano razionale. Blaise Pascal, che non era certo l'ultimo della
lista in quanto a capacità persuasorie, consigliava a coloro che decidevano
di credere — ma che avevano difficoltà a suscitare interiormente
la fede — di comportarsi come se credessero già: <<andate in
chiesa, inginocchiatevi, pregate, onorate i sacramenti, comportatevi
come se voi credeste. La fede non tarderà ad arrivare>>. |
L'adepto
finirà col soffermare la sua attenzione su tutto ciò che può distoglierlo
dalla situazione di disagio evitando accuratamente ogni tipo di informazione
e di pensieri negativi nei confronti della setta e focalizzando la sua
attenzione sugli inputs (informazioni) consonanti rispetto alle sue scelte
e al suo credo.
A tutto ciò (la dissonanza
cognitiva) si affianca "l'effetto dotazione" (che poi non
è altro che un effetto della dissonanza cognitiva). In altre parole,
molti degli adepti hanno iniziato il loro viaggio basandosi su questo
ragionamento: "Perché non provare, tanto non hai niente da perdere"
("Qu'avez-vous à perdre?"). Quello che scoprono nel corso
del loro cammino è che hanno moltissimo da perdere anche se si tratta
di privilegi (immortalità) e di status immaginari. Per loro questi
privilegi sono molto reali e hanno faticato tanto per arrivare fino
a quel punto. Hanno forse lasciato il loro lavoro e la famiglia. Hanno
fatto dei grandi progetti. A quel punto "perdere" la prospettiva
dell'immortalità descritta nelle riviste patinate appare come una
privazione insopportabile.
Il solo fatto di prendere
una decisione di particolare importanza produce una dissonanza rispetto
a tutte le alternative non prescelte. L’individuo, per ridurre la
dissonanza creatosi, eviterà, per esempio, di prendere in considerazione
qualsiasi informazione rispetto ad altri sistemi terapeutici, oppure,
se ha scelto di dedicarsi completamente al gruppo, criticherà la
società attuale e naturalmente dovrà evitare accuratamente ogni
contesto nel quale potrebbe inbattersi in informazioni contrarie
al suo credo e alla sua scelta di vita. In tutti questi casi si
parla anche di “effetto congelante” della decisione, in altre parole
l’individuo si attacca con tenacia alla propria decisione rendendola
definitiva col risultato che le alternative che prima potevano sembrare
egualmente attraenti finiscono per sembrare prive di interesse (Kurt
Lewin, Field theory in social science, New York, Harper,
1951, p. 233)
La tendenza a eliminare
gli elementi dissonanti e a rafforzare quelli consonanti con la
decisione prescelta risiede in una esigenza di risparmio cognitivo
— oltre alla ben nota esigenza di abbassare ai minimi termini
la dissonanza post-decisionale. Una volta presa una decisione
abbiamo in pratica risolto un conflitto, tendiamo perciò a evitare
di ritornare continuamente sui nostri passi, con l’effetto di
fissare definitivamente la decisione presa (secondo anche un principio
di coerenza con noi stessi).
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Nella
fattispecie dell’esperienza settaria, man mano che l'indottrinamento prosegue
l'individuo rimane sempre più vincolato alla propria immagine secondo
il meccanismo definito da Cialdini "Coerenza-impegno". E accanto
all'iniziale effetto sollievo — che continua per tutto il periodo della
affiliazione e nel momento della disaffiliazione si trasforma nel suo
opposto in disagio e senso di colpa — sorgono tutta una serie di giustificazioni
nuove rispetto alla motivazione originale che spinsero l'adepto ad aderire
al gruppo (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché
si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 86).
L'individuo si considera parte di un gruppo detentrice di una gnosi salvifica
sconosciuta al mondo circostante. Ciò vuol dire che nella sua immaginazione
ha creato e rivissuto più volte una serie di scenari ideali e di vittorie
future a cui tiene moltissimo.
In effetti, come spiega
Massimo Palmarini (L'arte di persuadere, Mondadori, 1996,
Cles (TN), p. 53), siamo spesso "irrazionalmente troppo
attaccati a ciò che possediamo o riteniamo di possedere. Per
cederlo, chiediamo un prezzo più alto di quello che saremmo
disposti a pagare per acquisirlo, se già non lo avessimo."
(Id. ibid.,p. 53)
E ciò può accadere anche
quando giungiamo tramite esperienze emozionali "a una soluzione
per il successo della quale abbiamo pagato un prezzo piuttosto
caro in termini di angoscia e aspettative, investiamo così tanto
in questa soluzione che preferiremmo deformare la realtà per
adattarla alla nostra visione del mondo piuttosto che sacrificarla
a favore di quanto non può essere ragionevolmente ignorato."
(Paul Watzlawick, La realtà della realtà, Astrolabio,
1976 Roma, p. 57)
Ma forse il modo migliore
per spiegare come l’effetto dotazione possa portarci a rimanere
vincolati alle nostre decisioni è il racconto di una storia
che traggo da un libro di Watzlawick:
"Da qualche parte
nei tropici le scimmie vengono catturate in questo modo: si
lega strettamente al suolo una calabaza (zucca oblunga
svuotata e lavorata in modo da servire come boccale) e vi si
mette dentro un frutto di cui le scimmie sono particolarmente
golose. L'apertura della calabaza è larga esattamente
quanto basta perché la scimmia possa raggiungerne l'interno.
Ma quando ha preso il frutto, non può più ritirare attraverso
l'apertura la sua mano con il frutto. Per essere di nuovo libera
basterebbe che lasciasse andare l'esca e tirasse fuori la mano;
ma la sua avidità non glielo permette. Così diventa prigioniera
di se stessa perché, mentre lei è incapace di lasciare il bottino
e di scappare, arrivano i cacciatori e le gettano sopra una
rete." (Paul Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento,
Feltrinelli, 1997 Milano, p. 70)
Un esempio di dissonanza cognitiva è la "Grande
Delusione" millerita del 22 ottobre 1844. Miller aveva indicato
come data per la fine del mondo il 22 ottobre del 1844. Nell'imminenza
di tale data molti milleriti avevano distribuito i loro beni ai poveri,
rimandato matrimoni e interrotto cure mediche. Quando alla fatidica
data non accadde nulla di rilevante, furono ridicolizzati. (Massimo
Introvigne, Mille e non più mille, Gribaudi Editore, Mialno 1995,
p. 105)
Malgrado ciò il millenarismo avventista si espanse; si
disse che si era attesa la cosa sbagliata per la data giusta, qualcosa
era comunque accaduto nel regno invisibile, in Cielo. Gesù era entrato
nella parte più santa del Santuario celeste (è il caso degli avventisti
del Settimo Giorno). Altri hanno considerato tale data sbagliata e con
l'ausilio della numerologia e lo studio delle sacre scritture stabilirono
un'altra data (è il caso dei Testimoni i Geova che continuano a spostare
la data della fine del mondo).
Secondo Festinger se la
previsione profetica fallisce, il gruppo, nella maggioranza
dei casi, si rafforza per superare la situazione di dissonanza.
Gli sforzi proselitistici si moltiplicano: se un maggior numero
di persone possono essere persuase che il sistema di credenze
è corretto, questo confermerà la veridicità della mia visione
del mondo.
Un discorso identico è
avvenuto anche nella setta Heaven's Gate (la setta presente su
Internet i cui adepti si suicidarono durante il passaggio della
comete Hale-Bopp) Si nota una continua negazione della realtà:
quando la compagna di Applewhite morì per cancro, si comunicò
agli adepti che questo era avvenuto perché il suo corpo umano
non poteva reggere il potenziale superiore di un'anima extraterrestre.
Non si vuole accettare la condizione di esseri umani, con le proprie
debolezze. Non si accetta di essere fatti ad immagine di Dio,
ma si vuole essere Dio. Si presenta così un aut-aut, o tu trascendi
la tua condizione umana o tanto vale morire, la vita "normale"
è senza significato, gli "uomini normali" sono solo
dei "vegetali". Come se esistessero degli uomini normalizzati,
forse esistono solo nelle sette e nei gruppi ideologici.
Quanto detto finora vale
anche per il New Age. Se il mondo esterno ci dice che la nuova
era non sta arrivando, ecco che allora intervengono i nostri fratelli
maggiori (esseri spirituali contattati per via medianica) che,
forti della loro saggezza e della loro visione più acuta, ci garantiscono
che tutto sta andando per il meglio e che presto la nuova era
sarà una realtà.
Per
questo sembrerebbe che, una volta venuta meno la fede nel channelling
(termine usato per definire i contatti con spiriti evoluti),
il New Age non potesse fare altro che declinare. Ma i New Agers stanno rielaborando
(come fecero i Milleriti) il tutto e stanno entrando in una fase
"microcarismatica", o "micromillenarista".
Il New Age non viene per l'umanità, ma per te, singolarmente,
se ti impegni...
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Si
potrebbe concludere, per il momento, dicendo che le sette, come ogni
altro sistema complesso, una volta "costruiti" tendono alla
stabilità. Per questo all'insorgere di una qualsiasi perturbazione si
autoregolano attraverso un complesso sistema di feedback negativo. In
altre parole l'introduzione di una variabile che dovrebbe appportare
incertezza e confusione produce all'interno del sistema una reazione,
che ne determina al contrario il rafforzamento, cioé il ristabilimento
dell'equilibrio iniziale, il ritorno all'omeostasi. Questo fenomeno
è conosciuto come autoorganizzazione o autopoiesi dei sistemi umani,
in altre parole come "la tendenza di ogni sistema a difendersi
dall'introduzione di cambiamenti nella propria organizzazione o nelle
proprie regole. L'esperienza insegna che anche — o precisamente — in
presenza di disturbi di grande entità i sistemi tendono ad applicare
la controproducente ricetta che prescrive "quantità maggiori dello
stesso rimedio", e quindi inevitabilmente in misura sempre maggiore
la stessa problematica." (Paul Watzlawick, Il codino del Barone
di Münchhausen, Feltrinelli, Milano 1989, p. 128)
Ciò vuol dire che il sistema tende al mantenimento della
costanza interna grazie anche al controllo dell'informazione, riducendo
cioè qualsiasi perturbazione prodotta dall'introduzione di informazioni
nuove e discordanti (retroazione negativa).
Esistono alcuni esperimenti
scientifici che dimostrano quanto possono essere coriacee le "visioni
del mondo" una volta che sono state create attraverso una
esperienza sufficientemente convincente.
È il caso degli esperimenti
del professor Alex Bavelas eseguiti alla Standford University.
Uno di questi consisteva
nel porre il soggetto di fronte a una serie di coppie di numeri
e nel dirgli di verificare se i due numeri si accordavano tra
loro.
Il soggetto credeva di
scoprire in base ad esperimenti di prova ed errore le regole del
gioco, mentre in realtà lo sperimentatore indicava che le risposte
erano esatte o sbagliate in base a una scaletta precostituita
che prevedeva una frequenza maggiore di risposte giuste man mano
che l'esperimento procedeva.
In questo modo il soggetto
perveniva alla creazione di un ordine logico laddove esisteva
solo il caos.
Si riscontrò inoltre, che,
dopo la spiegazione del gioco, alcuni soggetti non volevano abbandonare
la pseudo-soluzione tanto faticosamente raggiunta, in quanto convinti
di aver trovato una regolarità nascosta agli occhi dello sperimentatore.
L'esperimento sembra dimostrare
che "una volta giunti a una soluzione per il successo della
quale abbiamo pagato un prezzo piuttosto caro in termini di angoscia
e aspettative, investiamo così tanto in questa soluzione che preferiremmo
deformare la realtà per adattarla alla nostra soluzione piuttosto
che sacrificare la soluzione a favore di quanto non può essere
ragionevolmente ignorato." (Paul Watzlawick, La realtà
della realtà, Astrolabio, 1976 Roma, p. 57)
Questo comporta una cecità
localizzata (un nuovo termine che potremmmo usare per sostituire
quello di dissonanza cognitiva).
In effetti i paradossi
e le ingiustizie presenti nei gruppi totalitari non sono percepibili
nel campo visivo dell'adepto e non potrebbe essere altrimenti
perché interpreta la realtà dell'ideologia in modo autoreferenziale,
cioé rifacendosi all'ideologia stessa, si crea perciò un "punto
cieco" e la tecnologia risulta essere senza macchia.
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Provate
ora a stare davanti allo schermo, chiudete l'occhio sinistro e fissate
la stella con l'occhio destro. Ora muovetevi avanti o indietro. A un
certo punto scoprirete che la macchia sparirà, di conseguenza secondo
la prova dei vostri sensi essa <<non viene percepita affatto,
né come presente, né come assente: qualsiasi cossa venga percepita,
viene percepita come "priva di macchia">> (Heinz von
Foerster, "Costruire una realtà", in Aa. Vv., La realtà
inventata, Feltrinelli, Milano 1994, p. 38)
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