Freud e l’ipnosi

Freud addusse una serie di motivi "scientifici" per spiegare il suo abbandono dell’ipnosi:

1. effetti terapeutici non duraturi e sostituzione del sintomo

2. mancata analisi delle resistenze

3. difficoltà a produrre invariabilmente il sonno ipnotico

4. l’ipnosi è una tecnica autoritaria e coercitiva.

Rispetto a quest’ultimo punto anche Anna Freud spiegava che l’ipnosi permetteva al terapeuta un agevole accesso all’inconscio eliminando le difese dell’Io. A quel punto l’ipnotista poteva imporre una serie di suggestioni e l’ipnotizzato si trovava a pensare come l’ipnotista.

Per esempio, l’ipnotista poteva dire: "ora tu non senti più il tuo disturbo..." e la persona effettivamente non avvertiva più quel particolare sintomo. Ma tale pratica non aveva effetto nel lungo periodo perché l’Io non partecipando al processo terapeutico "sopportava l’intruso, solo fintanto che era sotto l’influenza del medico, poi si ribellava e iniziava una nuova battaglia per difendersi da questo contenuto dell’Es che gli era stato imposto. (Anna Freud, L’Io e i meccanismi di difesa)

A partire dal lavoro di Erickson è prevista la partecipazione dell’Io cosciente per un più agevole accesso all’emisfero non dominante (inconscio) e per garantire risultati duraturi.:

"I punti neuropsicologici d’aggancio degli interventi ipno-comunicazionali sarebbero pertanto essenzialmente tre, consistenti:

1) nel bloccare l’emisfero sinistro (nei non mancini), evitando così le resistenze e la componente ansiosa disturbante;

2) nell’ottenere "il consenso" da parte dell’emisfero sinistro ("utilizzazione dell’emisfero dominante")

3) nel realizzare in definitiva l’accesso all’emisfero destro e la successiva interazione con lo stesso mediante comunicazione empatica, musicale (nell’emisfero destro sono presenti intere gestalt auditive), l’affettivazione del rapporto, metafore, forme linguistiche immaginifiche, fiabe, favole, inclusi i messaggi non verbali (inconsci e/o intenzionalmente gestiti dall’operatore)." (Vincenzo Mastronardi, "Ipnosi clinica negli anni 2000", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 31)

In realtà nell’ipnosi così come in ogni altro contesto comunicazionale occorre creare un accordo tra le parti, un contesto favorevole: "se il rapporto suscita ansietà la risposta sarà di difesa, se il paziente percepisce che l’ipnotista vive l’ipnosi come una lotta o come un gioco o come qualcosa che lo mette a disagio o verso cui è scettico, il tipo di relazione che va sviluppandosi e la forma dello stato ipnotico che va evolvendo ne saranno ampiamente influnzati." (Vincenzo Mastronardi, "Ipnosi clinica negli anni 2000", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 41)

Secondo Freud, la psicanalisi propriamente detta ebbe inizio il giorno in cui decise di rinunciare all’ipnosi. In altre parole la vera psicanalisi non avrebbe nulla a che fare con la suggestione perché con la psicanalisi l’affettività si troverebbe "canalizzata nel transfert, e da lì dominata e messa al servizio della conoscenza." (Léon Chertok, "Presentazione", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 50)

In tal modo, la resistenza, da ostacolo che l’ipnotista mirava ad abbattere si trasforma nel motore della cura: "il medico si impegnerà a convincire il malato che il transfert, che egli ha operato sulla sua persona, è un falso rapporto, una mésalliance, cioè un matrimonio fra persone di rango diverso. (Léon Chertok, "Presentazione", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 61)

In realtà l'aspetto suggestivo dell'ipnosi che aveva spinto Freud ad abbandonarla anzi, lo continuò a seguire...

Sembra che ci fu un evento determinante che portò Freud all'abbandono dell'ipnosi: "Dopo che avevo liberato dalle sue sofferenze una fra le più docili delle mie pazienti, con la quale l'ipnosi aveva ottenuto i risultati più brillanti, collegando le sue crisi dolorose alle loro cause remote, essa al risveglio mi gettò le braccia al collo. L'inatteso ingresso di una persona di servizio ci evitò una spiegazione penosa, ma noi rinunciammo da quel giorno, per tacito comune accordo, alla continuazione del trattamento ipnotico. Ero abbastanza sereno per non mettere questo incidente sul conto della mia irrestibilità personale, e pensai di avere ora colto la natura di quell'elemento mistico che agiva dentro l'ipnosi. Per escluderlo, o almeno per isolarlo, dovevo abbandonare l'ipnosi."

Il transfert e il rapport

In cosa differisce il transfert dal rapporto ipnotico? La tecnica delle libere associazioni dalla scrittura automatica? La concezione energetica dell’apparato psichico dal fluido magnetico di Mesmer?

Il transfert positivo, per esempio, ricorda molto da vicino l’intensa relazione affettiva della trance ipnotica:

"Invece di raccontare i suoi amori passati, il paziente "ama" il suo analista, non pensa che a lui, si sottomette docilmente ai suoi consigli, accetta tutte le sue interpretazioni e costruzioni di pensiero, e inoltre ripone una fiducia cieca nella teoria psicanalitica." (Mikkel Borch-Jacobsen, "L’ipnosi nella psicoanalisi", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 87)

E se il trasfert non è altro che la riattualizzazione di un affetto provato in passato per un altra persona di cui se ne deve divenire consapevoli, in che cosa differisce la psicanalisi dalla terapia catartica; in entrambi i casi gli stati psichici vengono rivissuti, drammatizzati nel presente fino all’insight.

Che dire invece della libido e del fluido descritto da Mesmer?

Mesmer credeva nell'esistenza di un principio unico dell'evoluzione, un fluido universale che percorre ogni cosa. Le malattie non sarebbero altro che il risultato di una cattiva circolazione del fluido magnetico. Se pensiamo a Freud troviamo alcuni punti in comune:

Per esempio Freud legava indissolubilmente l'ontogenesi alla filogenesi e in alcune opere descriveva la libido come energia. Affermava (in base alla suddivisione pulsione dell'Io/pulsione sessuale) che: "l'individuo considera la sessualità come uno dei suoi fini; ma da un altro punto di vista non è che un'appendice del suo plasma germinale a disposizione del quale pone le proprie forze in cambio di un premio di piacere. Egli è il veicolo mortale di una sostanza virtualmente immortale"

Inoltre, descrivendo l'apparato psichico usava termini come aumento, diminuzione, suddivisione, spostamento di tale "energia". Se si riscontra una "stasi della libido", un suo accumulo, si possono verificare effetti negativi tra cui le malattie psicosomatiche. (Massimo, Introvigne, Lo spiritismo, Editrice Elle Di Ci, Leumann (TO) 1994, p. 114)

Quanto alla interpretazione, dove risiede la scientificità del metodo psicanalitico se l’interpretazione dell’analista è frutto di intuizioni soggettive? Si potrebbe persino ipotizzare che le rievocazioni "spontanee" che emergono in seduta così come i sogni di natura freudiana non siano altro che atti di compiacenza nei confronti del terapeuta.

Forse anche l’interpretazione è una forma di suggestione...

D’altronde lo stesso Freud nel capitolo II della Interpretazione dei sogni scriveva a proposito della necessità di ricostruire in analisi uno stato psichico simile allo stato ipnagogico, cioè allo stato intermedio tra la veglia e il sonno al fine di far affiorare le rappresentazioni rimosse:

"Come si può vedere, si tratta insomma di ricostituire uno stato psichico che presenta una certa analogia con lo stato intermediario tra la veglia e il sonno, e senza dubbi anche con lo stato ipnotico, sotto il profilo della ripartizione psichica (dell’attenzione mobile). Nel momento in cui ci si addormenta, "le rappresentazioni non desiderate" vengono alla superficie poiché una certa azione volontaria (e senza dubbio anche critica) si attenuata... Nello stato che noi utilizziamo per l’analisi dei sogni e delle fissazioni patologiche, si rinuncia intenzionalmente a tale attività critica e si utilizza l’energia psichica risparmiata in questo modo (o parte di essa) per seguire i pensieri non voluti, che nascondono e che conservano il loro carattere rappresentativo, contrariamente, a ciò che succede nel momento in cui ci si addormenta."

C’è da domandarsi perciò quando effettivamente si esce dall’ipnosi e dalle tecniche suggestive e si approda alla psicoanalisi? quando Freud rinuncia ad addormentare i pazienti utilizzando il Druckmethode, che consisteva in una leggera pressione delle mani sulla fronte del paziente con l’ingiunzione di ricordare? In tal caso, secondo Franklin Rausky, non ci sarebbe stata "la rinuncia all’ipnosi, ma più modestamente l’abbandono dei metodi classici della suggestione ipnotica indotta attraverso una trance profonda e l’adozione di un procedimento più morbido, più universale, definito all’inizio come ipnosi leggera.

Freud si ricollegava in tal modo alle preuccupazioni di Bernheim, che cercava allora di fondare una nuova psicoterapia, basata su una relazione terapeutica allo stato di veglia, nella qualesi sarebbe conservato, secondo il maestro di Nancy, l’essenziale della terapia ipnotica e cioé: la suggestione." (Franklin Rausky, "Dal rapporto ipnotico alla relazione analitica nella storia delle idee", in AA.VV. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni, a cura di Léon Chertok, Armando Editore, Roma 1998, p. 179)

Così succede che si elimina il diavolo e restano gli individui affetti da convulsioni. Si elimina la tinozza e rimane la suggestione, l’ipnosi e il rapporto. Si elimina l’ipnosi, resta il transfert.

E questo totale abbandono nei confronti di un altra persona rimane un mistero che Freud non riesce a spiegare se non come legame libidico senza soddisfazione erotica.

L’ipnosi sarebbe allora simile allo stato amoroso?

Freud ne parla nel capitolo "Innamoramento e ipnosi" del libro Psicologia delle masse e analisi dell’Io. Egli riteneva che nell’innamoramento venga soddisfatto il proprio narcisismo, poiché "una quantità notevole di libido straripa sull’oggetto d’amore idealizzandolo a tal punto che si può ben dire che l’oggetto ha preso il posto dell’ideale dell’Io" (p. 61)

Si riscontra quindi una similitudine tra innamoramento e ipnosi: "la stessa umile sottomissione, arrendevolezza, assenza di un senso critico nei confronti dell’ipnotizzatore come nei confronti dell’oggetto amato; la stessa cessazione di ogni iniziativa personale; è indubbio che l’ipnotizzatore ha preso il posto dell’ideale dell’Io" (p. 61) E perciò la relazione ipnotica è "una dedizione amorosa illimitata che prescinde dal soddisfacimento sessuale" (p. 62) e paradossalmente trae maggior forza perché l’impulso è inibito alla meta.

Ma allora dobbiamo considerare anche la nevrosi da transfert una riedizione del rapporto ipnotico e quindi l’interpretazione una suggestione?

A ben vedere, la cura in psicanalisi va di pari passo con l’indottrinamento e l’apprendimento del lessico e della dottrina psicanalitica; le obiezioni vengono ridefinite come resistenze, in tal modo ogni fenomeno viene inglobato e analizzato all’interno del sistema di pensiero della psicanalisi. Non c’è possibilità di fuga al di fuori della rete associativa, si tratta di una vera e propria situazione di doppio legame.

II fatto che la suggestione e la trance ritornino nella seduta psicanalitica non stupisce, poiché ogni vero cambiamento presuppone una destrutturazione dello stato di coscienza ordinaria - che crea e mantiene il problema.

D’altronde fenomeni come il transfert positivo e negativo erano ben noti anche ai magnetizzatori, si raccontava che spesso i malati identificavano il magnetizzatore come un padre autoritario o come madre dolce e rassicurante.

Anche nell'ipnosi moderna la resistenza (il transfert negativo in psicanalisi) diventa motore della cura con le ingiunzioni paradossale e l'utilizzo della resistenza.

Stadio dello specchio e ricalco

Secondo lo psicanalista Jacques Lacan la costituzione di un soggetto comporta alcune tappe fondamentali la prima delle quali venne denominata lo "stadio dello specchio".

La teoria intorno allo stadio dello specchio venne presentata per la prima volta al Congresso di Marienbad (31 Luglio 1936) e poi successivamente a Zurigo nel 1949.

Secondo Lacan dapprima il bambino vive l’angoscia del corpo disgregato. Inizialmente non ha l’esperienza del corpo come una totalità unitaria. Tale unità va conquistata attraverso la mediazione dell’immagine.

Il bambino comincia col percepire l’immagine dello specchio come una cosa reale e tenta di afferrarla. Con l’esperienza comprende che si tratta solo di una immagine. Infine riconosce in questo essere, il riflesso speculare di sé stesso.

Questa immagine rimanda al bambino una Gestalt unificante che lo porta a identificarsi in essa.

Grazie all’immagine speculare il bambino anticipa la propria unità e padronanza del corpo e ciò è motivo di giubilazione, estasi, poiché l’Io "si ama sempre come un oggetto, in quell’altro adorabile che gli offre il miraggio della propria onnipotenza." (Mikkel Borch-Jacobsen, Lacan, il maestro assoluto, Einaudi, p. 40)

L’Io attiene pertanto al registro dell’immaginario: "È soltanto attraverso la vista, infatti, che l’io può ergersi dinanzi a sé, come una "bella totalità" chiusa in se stessa. L’erezione dell’io è sempre l’erezione di una statua che io vedo; laggiù trionfale, incrollabile, immobile per l’eternità." (Id. ibid. p. 39)

È ciò avviene perché l’essere si può autoconoscere solo a patto di ex-porsi, di ex-sistere, oggettivandosi nell’immagine speculare e quindi far ritorno a sé così da conoscersi (re-flectere=volgere indietro).

Ma in realtà la sintesi fra Io e oggetto non si realizza: L’Io (Je) si aliena oggettivandosi in un me (Moi).

Si contempla e in un sol tempo si guarda e si pietrifica.

Ricalco

Il ricalco in ipnosi rievoca la simbiosi immaginaria che il cliente da infante aveva con la madre. La madre funziona come specchio nei confronti del bambino "tra di loro passa una comunicazione a-simbolica che ha l’immediatezza e l’intensità con la quale si incrociano gli sguardi" (Silvia, Vegetti Finzi, Storia della psicanalisi, Oscar saggi Mondadori, Milano 1990, p. 384)

È questo il legame affettivo, fusione, identificazione o trasfert che si verifica in ipnosi (secondo Freud il trasfert rende attuale un "frammento di vita infantile").

E in tal senso il trasfert secondo Mikkel Borch-Jacobsen non è analizzabile, non vi è alcunché da ricordare poiché il primo legame con il prossimo non è un evento che può essere ricordato in quanto costitutivo del soggetto: non c’è nessun io prima dell’identificazione che mi pone in essere.

 

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