Come intendeva l’inconscio Erickson

Tratto da Psicoterapie brevi:

L’inconscio è inteso da Erickson come un grande serbatoio di risorse: "Associa immagini, sensazioni, idee e simboli secondo rapporti di analogia e somiglianza che hanno fra loro, operando in un presente permanente. Queste catene di associazioni si spezzano e si intersecano, si allacciano e si sciolgono in una complessità che sfida qualsiasi analisi razionale. È questo il motivo per cui Erickson considerò l’analisi freudiana dell’inconscio un’impresa prometeica, irrealistica e inefficace. La complessità dell’inconscio e la povertà dei mezzi del conscio sono tali che è meglio lasciare che sia l’inconscio a disfare ciò che ha fatto. La terapia deve solo fornirgli il contesto in cui farlo. Tanto peggio se non comprendiamo il motivo per cui il paziente sta meglio!" (Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, 1998 Como, p. 122)

Erickson quindi non insegna alcuna teoria al paziente ma entra nel mondo del malato e mira a comunicare direttamente alla sua mente inconscia secondo il suo linguaggio.

Erickson riprende antiche procedure di guarigione come l’uso delle metafore "Esse aiutano a indurre uno stato ipnotico e a curare il malato. Se, sentendo una storia, il paziente manifesta improvvisamente i segni di una trance, significa che il terapeuta ha raggiunto il cuore del problema. La storia, per essere ipnotica, deve avere rapporti metaforici con il problema in questione, ma soprattutto non deve avere con quello un rapporto razionale evidente, altrimenti la mente conscia se ne approprierebbe per dissertare. Le metafore consentono di aggirare le resistenze che il paziente oppone al cambiamento: sono un modo indiretto di suggerire delle piste di soluzione all’inconscio" (Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, 1998 Como, pp.125-126).

Anche l’uso di prescrizioni paradossali, di compiti a casa, di rituali, di corvée... ricorda l’agire di un maestro Zen, di uno sciamano oppure di un guaritore. Questi compiti impartiti al cliente da una parte impegnano la mente conscia dall’altra evocano un cambiamento e sono carichi si significati simbolici.

Secondo Erickson il terapeuta deve promuovere il cambiamento tramite questi "inganni" per liberare il paziente dalle limitazioni apprese: "... la coscienza dell’uomo moderno razionalistico gli permette di sfruttare solo in minima parte le sue risorse mentali. Ecco perché l’approccio ericksoniano, a differenza della maggior parte delle psicoterapie tradizionali volte a rendere coscienti i contenuti inconsci, consiste nell’attivare le associazioni inconscie eludendo l’intenzionalità cosciente del soggetto. "Se il suo Io fosse capace di risolvere il problema – fa rilevare Erickson – il paziente non avrebbe bisogno di un terapeuta." (Walter Oberhuber Ipnosi, FrancoAngeli, 2000 Milano, p. 35)

 

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