Sistema a più livelli logici

Mente e corpo fanno parte di un unico sistema di trasduzione dell’informazione. Con il termine "trasduzione" intendiamo "la conversione o trasformazione di energia o di informazione da una forma a un’altra" così come quando il mulino a vento trasduce l’energia eolica nell’energia meccanica delle pale rotanti che, a loro volta, trasducono l’energia meccanica in energia elettrica grazie a un generatore.

Ernst Rossi individua nel sistema limbico-ipotalamico il principale trasduttore psicofisico dell’informazione.
I
n altre parole il sistema limbico-ipotalamico funziona come una centrale di controllo che regola il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il sistema endocrino tramite "molecole messaggere" come i neurotrasmettitori, gli immunotrasmettitori e gli ormoni che trasducono le informazioni della mente in risposte biochimiche dell’organismo.



Stati di coscienza e realtà multidimensionale della mente


Pensieri-emozioni-fisiologia

Uno stato di coscienza è un sistema composto da pensieri-emozioni-comportamento in interazione tra loro.
Se le fluttuazioni rientrano entrano un certo campo di stabilità lo stato di coscienza non subisce particolari alterazioni.

Una delle “discontinuità” particolarmente visibile del sistema è il ritmo sonno-veglia ma già all’interno di ciascun stato si verificano cambiamenti rilevanti.  
Per esempio
il sonno è suddiviso in fasi REM (che equivalgono a fasi di attività e si verificano più o meno ogni 90-120 minuti) e fasi di riposo profondo. Durante la giornata si alternano fasi di riposo a fasi di attività (ritmi ultradiani) secondo un ritmo inverso al precedente: 90-120 minuti di fase attiva con un picco massimo di rendimento. 
Questi fenomeni erano già stati riscontrati in passato e definiti in vari modi
.  
Pierre Janet ne parla come un "abbaissement du niveau mental" (abbassamento del livello mentale), Charcot li definì stati ipnoidi, Erickson come “common everyday trance”.

Non c’è un “punto di entrata” privilegiato nel sistema, in un sistema autopoietico non c’è alcun inizio né fine. Posso partire da qualsiasi elemento e se la dissonanza che produco è sufficiente anche gli altri elementi dovranno seguire, o meglio, la perturbazione si riverbererà su tutto il sistema.


Tra l’altro questa distinzione in tre parti è puramente arbitraria, potremmo dire che Mente-Corpo non sono altro che facce della stessa medaglia o meglio ancora andare oltre... e ipotizzare che non esiste un dentro e un fuori, un alto e un basso. Come un oggetto è a una sola faccia come un nastro di Mobius.




Il nastro di Mobius (che deve il suo nome al suo inventore) - è una superficie a una sola faccia: se provate a percorrerlo vi troverete al punto di partenza. Un esempio calzante per il cosidetto problema della "divisione mente-corpo" e per la natura frattale della autocoscienza.






Sistema mente-corpo.
Oggetto multidimensionale a una sola faccia


Livelli di astrazione crescente

Korzybski nella sua famosa opera (Science and Sanity - 1933) ricorda che la consapevolezza implica un processo di astrazione che normalmente segue un ordine preciso. Anzitutto il nostro sistema nervoso percependo l'ambiente circostante elabora delle sensazioni che sono già una prima forma di astrazione, comportano cioè un "filtraggio" secondo i limiti neurologici del sistema nervoso umano. Una sensazione, una percezione si pongono tutte a un livello non-verbale e silente (l'autore usa il termine un-speakable level).

A un livello ulteriore di astrazione Korzybski pone la verbalizzazione di ciò che sta accadendo fuori e dentro di noi. A questo livello si può procedere indefinitivamente con una serie di inferenze che vanno a creare la propria mappa del territorio.

Tendendo conto della natura ricorsiva dell’esperienza umana possiamo parlare di ordini di ricursione crescente. La chiusura operativa di questi elementi situati a livelli logici differenti va a costituire quel senso di identità che definiamo come il nostro Io.

Infine scopriamo che, una volta giunti al punto più alto di astrazione accessibile, – alle soglie dell’inconscio sopracosciente – i livelli che venivano disposti gerarchicamente collassano su se stessi e si ripiegano uno sull'altro in un circolo autoreferenziale: Le nostre deduzioni, credenze e la struttura del nostro linguaggio retroagiscono sulla percezione della realtà e la strutturano.

I sistemi sono altamente coesi l'uno con l'altro e sincronizzati tra loro - se mentre conto ad alta voce giro su me stesso e comincio ad aumentare la velocità a cui sto girando; comincerò automaticamente a contare più veloce.

Possiamo disporre questi livelli, rappresentandoli come anelli posti su piani gerarchici differenti (George A. Miller - Eugene Galanter - Karl H. Pribram - "Piani e struttura del comportamento").
E ciascuno di questo anello rappresentarlo come nastro di Mobius, così a rimarcare questa apparente divisione tra dentro e fuori a livello fisico-emotivo-intellettivo.



Così facendo non si creano tre oggetti divisi tra loro: se percorrete un nastro vi ritroverete a percorrere tutti gli altri.

Quasi a voler dire che l'esistenza di una struttura superficiale e di una profonda è un falso problema.

Nota: Potremmo invece postulare che questi sistemi "girino" a velocità differenti. Le stesse ricerche neurologiche lo dimostrano.
Muovendosi dal "livello più alto" a quello "più basso" il tempo potrebbe venir percepito come se rallentasse. Il livello "più basso" viene percepito come più lento dal "livello superiore" perchè più cose accadano nello stesso spazio/tempo.


Autocoscienza
Se poi vogliamo continuare ad analizzare il sistema uomo secondo un modello gerarchico costituito da sottosistemi autopoietici possiamo anche distinguere la conoscenza delle cose (trasmessa dai sensi) o di primo ordine e conoscenza sulle cose o conoscenza di secondo ordine (metaconoscenza).

A partire dal livello neurologico troviamo già un sistema avvolto su sé stesso: "le azioni motorie hanno effetti sensoriali e le azioni sensoriali effetti motori."

Ma il loop si reitera su più livelli: Per esempio, posso dire quali sono le caratteristiche della mela che ho in mano, così come si presenta ai miei sensi, ma non posso sapere cosa era la mela prima della mia percezione.
In altre parole posso fare riferimento in modo autoreferenziale alle mie sole percezioni in base al mio sistema neuronale e in secondo luogo alle mie inferenze linguistiche su tali percezioni: "questa mela è verde" (malgrado la sua verdezza stia solo nella mia testa).
Anche a questo secondo livello (le costruzioni linguistiche e le attribuzioni di senso) mi ritrovo preso in un ulteriore circuito ricorsivo: in particolare il sistema di credenze su noi stessi e sul mondo che ormai diamo per scontate funzionano come una sorta di "programmi di selezione precostituiti" (Mauro Scardovelli, Feedback e cambiamento, Borla Edizioni, 1998 Roma, p. 135) cablati a livello profondo e operanti a livello inconscio.

Anche l'emozione si basa sul patrimonio motorio; un esempio calzante è la recente scoperta dei "neuroni specchio" che consentono il riconoscimento delle intenzioni ed emozioni altrui e della empatia. Possiamo così metterci nei "panni dell'altro" attivando le stesse aree della corteccia cerebrale che sono coinvolte quando siamo noi a compiere gli stessi comportamenti (un emozione per esempio). La sincronia tra più esseri umani può creare uno stato di coscienza condiviso.

Come spiega Bateson "[...] si può dire che la ‘mente’ è immanente in quei circuiti cerebrali che sono interamente contenuti nel cervello; oppure che la mente è immanente nei circuiti che sono interamente contenuti nel sistema: il cervello più corpo; oppure, infine, che la mente è immanente nel più vasto sistema: uomo più ambiente" (Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976, p. 349)



Sopracosciente

Oltre a questi livelli potremmo ipotizzare una sorta di realtà sopracosciente, l'inconscio come insiemi infiniti.

Infatti perché la nostra coscienza di second'ordine (modello della realtà fisica) possa essere riconosciuta come tale, occorre una coscienza di terz'ordine che possa riflettere sulla precedente tramite una sorta di riflessione.

Un piccolo esempio chiarirà questi concetti:

I° ordine: percezione sensoriale della mela
II°ordine: verbalizzazione "Questa mela è verde"
III° ordine: Sto pensando che "questa mela è verde"
IV° ordine: Sto pensando di pensare che "questa mela è verde"
e così via all'infinito.

Potremmo dunque postulare che questa realtà non risieda nella terza dimensione.



L'Oggetto Mente



Ora, se combiniamo due nastri di Mobius andiamo a creare un oggetto rappresentabile nella sua vera forma solo in uno spazio quadrimensionale.
Si tratta della bottiglia di Klein, un oggetto a una sola faccia, ove non è possibile dipingere "l'interno" di un colore e "l'esterno" di un altro.

Un oggetto del genere non può esistere nella terza dimensione, ma solo nella dimensione dell'immaginazione mentale... Quindi il corpo come ombra della mente. La proiezione tridimensionale di un oggetto a dimensioni maggiori.








Inconscio come insiemi infiniti

L’inconscio come logica

Negli scritti di Freud si manifestano due linee di ricerca, due differenti quadri epistemologici: l’inconscio come sistema energetico e l’inconscio come logica.

Queste due linee di pensiero vengono spesso confuse fra loro anche perché lo stesso Freud non fu mai chiaro a riguardo. Nella letteratura psicoanalitica classica l’approccio energetico ha ricevuto maggiore attenzione, ma lo psicanalista Matte Blanco ritiene che fu l’inconscio come logica la vera scoperta rivoluzionaria di Freud.

In effetti, questo sembra il caso, poiché l’espistemologia energetica conduce, in coerenza con le sue premesse, a un modello di casualità lineare che nel campo della psiche risulta inadeguato.

Il termine "inconscio" risulta quindi fuorviante proprio perché può far pensare che l’inconscio sia semplicemente il deposito oscuro di istinti arcaici e del rimosso.

In realtà l’inconscio inteso in questo termine non era una scoperta completamente nuova, la vera scoperta di Freud fu la descrizione di un mondo retto da leggi completamente diverse da quelle che reggono il pensiero cosciente. La qualità di essere "inconscio" sarebbe soltanto un epifenomeno poiché è la sua stessa struttura che impedisce che la mente conscia possa coglierlo se non in modo indiretto tramite ciò che Blanco chiama funzione di dispiegamento o di traduzione.



Bi-logica

Matte Blanco fa intendere che la logica bivalente - la logica del sistema conscio - non sia altro che una logica con meno dimensioni della logica simmetrica o logica inconscia: "la coscienza non ha le dimensioni per contenerlo; allo stesso modo, non si può versare acqua in una brocca dipinta poiché questa brocca ha solo due dimensioni e per ricevere acqua ce ne vogliono tre."

La qualità di essere inconscio quindi non inerisce o è inevitabilmente essenziale è, invece, una conseguenza della natura della coscienza che non può in sé contenerlo.

Qualcosa di simile è affermato anche da Freud quando scrive:
"Come possiamo arrivare a conoscere l’inconscio? Naturalmente lo conosciamo soltanto in una forma conscia dopo che ha subito una trasformazione o traduzione in qualcosa di conscio."

Così si spiegherebbero vari fenomeni paradossali e impossibili come per esempio l’ambivalenza (amore e odio allo stesso tempo nei confronti dello stesso oggetto), l’abolizione delle categorie di spazio e tempo.

Questa realtà aliena alle leggi della logica classica e quindi anche del funzionamento dell’universo fisico così come noi lo percepiamo non è un semplice e puro caos poiché presenta determinate caratteristiche che Freud per primo illustrò e che sono:

1. Violazione dei principi su cui poggia la logica Aristotelica – cioè del principio di identità, non contraddizione e del terzo escluso – ravvisabile nella coesistenza dei contrari e nella identità dei contrari

2. Sostituzione della realtà esterna con quella psichica

3. Simultaneità spazio-temporale (quindi assenza di spazio e tempo)

4. Condensazione e spostamento
Nel sogno vediamo che la condensazione fonde più idee in un’unica immagine (per esempio, un personaggio del sogno rappresenta e condensa le qualità e caratteristiche di due o più persone contemporaneamente), mentre lo spostamento rappresenta un termine con un altro (per esempio, una persona che figura nel sogno si potrà scoprire che rappresenti o stia per la madre del sognatore perché la sua immagine ha qualche tratto in comune con quello della madre) [Octave, Mannoni, Freud , op. cit., p. 89].


Caratteristiche sistema inconscio

I. Principio di generalizzazione

Il sistema inconscio tratta una cosa individuale (persona, oggetto, concetto) come se fosse un membro o elemento di un insieme o classe che contiene altri membri; tratta questa classe come sottoclasse di una classe più generale e questa classe più generale come sottoclasse o sottoinsieme di una classe ancora più generale.

II. Principio di simmetria

Il sistema inconscio tratta la relazione inversa di qualsiasi relazione come se fosse identica alla relazione. In altre parole, tratta le relazioni asimmetriche come se fossero simmetriche.

Come a dire che se Giovanni è figlio di Paolo anche la relazione inversa è possibile: Paolo è figlio di Giovanni secondo il principio di simmetria.

Da ciò deriva che:

Quando si applica il principio di simmetria non ci può essere alcuna successione e se non c’è successione allora il sistema inconscio non risente del trascorrere del tempo

In altre parole se l’avvenimento y viene dopo l’avvenimento x che viene prima di y non esiste più ordinamento seriale e quindi non vi è alcuna successione.

Poiché le categorie di spazio e tempo sono intimamente legate anche lo spazio scompare.

Normalmente se il punto a sta a destra del punto b su una retta allora b sta a sinistra di a. Secondo il principio di simmetria invece ogniqualvolta a sta a destra di b, b sta a destra di a: "cioè ogni punto diventa identico a ogni altro punto e a tutta la linea" quindi lo spazio collassa su se stesso.

Ciò comporta una ulteriore constatazione:
Quando si applica il principio di simmetria la parte è necessariamente identica al tutto perché tutti i membri di un insieme o classe vengono trattati come identici tra di loro e identici all’insieme o classe.

Prendiamo per esempio la funzione proposizionale "x è ferito". Tutti coloro che sono feriti fanno parte della classe.

Si può anche dire che sono equivalenti fra loro nel soddisfare tale funzione ma non identici e quindi non hanno lo stesso valore.

Ma se applichiamo oltre al principio di generalizzazione anche il principio di simmetria il risultato non sarà lo stesso poiché il principio di simmetria conferirà tutte le proprietà della classe a ciascun elemento (le sottoclassi) che finisce col diventare identico a ogni altro. Così secondo il pensiero simmetrico o analogico è possibile dire che "mia moglie è un vegetale", "mi sento come un leone".



Inconscio strutturato come un linguaggio
Il pensiero simmetrico si insinua nel linguaggio. L'inconscio stesso è strutturato come un linguaggio diceva Lacan. "c’è chi parla, Ça parle: un soggetto nel soggetto, trascendente il soggetto". Le due figure retoriche di metafora e metonimia, costituiscono – secondo il linguista Jakobson – le due attività inconsapevoli svolte dall'uomo nella creazione del linguaggio (struttura bipolare della lingua).

L’uso di ambiguità fonologiche, sintattiche o di portata potenzia questo processo inconscio attivando rapporti simmetrici.

Esempio di Ambiguità di portata:
"Parlandoti come se fossi ipnotizzato"


Frase che può essere intesa simmetricamente in entrambi i sensi:
Io ti parlo come se tu fossi ipnotizzato;
Io ti parlo come se fossi io ipnotizzato.

Nella logica asimmetrica solo uno dei due significati può essere vero mentre secondo il principio di simmetria sono veri entrambi allo stesso tempo.

Ambiguità sintattica: "L’ipnosi di un ipnotizzatore può essere pericolosa"

Ipnotizzare un ipnotizzatore può essere pericoloso==essere ipnotizzato da un ipnotizzatore può essere pericoloso

Lo stesso discorso vale per altri tipi di ambiguità come quelle fonologiche come per esempio con parole che hanno più di un significato. In tutti questi casi così come con altri effetti sonori (rime, assonanze, alliterazioni, ritmo, ecc..) scattano nell’ascoltatore delle simmetrizzazioni.

Nominalizzazioni
Le nominalizzazioni raggruppano in un’unica classe un’infinità di fenomeni specifici e ciò da adito ad ambiguità.
Per esempio, che cosa vuol dire spiegare? Come stabilire in modo univoco - quindi secondo la logica asimmetrica - che cosa sia una spiegazione da che cosa non lo sia?

La nominalizzazione è un perfetto esempio di bi-logica: da una parte i concetti astratti che veicola si prestano alla simmetrizzazione ma al contempo sono applicabili - tramite una ricerca transderivazionale - a un aspetto specifico della vita del paziente.

Tale fenomeno può essere interpretato anche tramite il concetto di funzione proposizionale. Una funzione proposizionale è un enunciato aperto con un numero enorme di valori che lo soddisfano ma che assume senso per il soggetto solo quando alla variabile viene assegnato un valore preciso. Questo meccanismo opera nelle nominalizzazioni, nelle cancellazioni, nei verbi non specificati, nelle ambiguità, nelle metafore.

Una metafora può essere letta a differenti livelli di simmetrizzazione secondo la già citata topologia stratificata dell’inconscio.


In un racconto, un aneddoto, una parabola coesistono molti significati contemporaneamente molti dei quali non sono immediatamente visibili, è una verità che in parte si rivela e in parte si sottrae alla vista. Alcuni oggetti, simboli, personaggi o eventi presenti in essa possono evocare molte o tutte le classi a cui l’oggetto, il personaggio o la situazione concreta in questione appartengono.

Ad ogni modo la metafora è operativa anche se non immediatamente compresa nel suo significato profondo dalla parte conscia. In seguito, la coscienza può rimanere piacevolmente sorpresa da una illuminazione che arriva some se provenisse fuori da sé:
"Il pensiero non è la riduzione della realtà alla misura della coscienza o ad una rappresentazione della realtà entro il teatro della coscienza, ma è la coscienza che si illumina allorché un evento, un processo interiore si compiono e con una estremità terminale si estendono e arrivano fino a lei, la «zona chiara», diurna dell'interiorità umana." (Aldo Giorgi Gargani, "Ignacio Matte Blanco e la cultura contemporanea. Estetica e psicoanalisi" in AA.VV.,L'inconscio antinomico, a cura di Pietro Bria e Fiorangela Oneroso, Franco Angeli,1999 Milano, p. 28)



Psicopatologia della vita quotidiana

Per capire meglio il concetto di inconscio strutturato come un linguaggio vale la pena riportare un passo del primo capitolo della "Piscopatologia della vita quotidiana" di Freud:

"Il nome che avevo tentato inutilmente di ricordare era quello del maestro che aveva dipinto nel Duomo di Orvieto i grandiosi affreschi sulla "fine del mondo". Invece del nome che cercavo - Signorelli - mi venivano in mente altri due nomi di pittori - Botticelli e Boltraffio - che subito e decisamente ritenni da respingere come sbagliati...

La causa della dimenticanza del nome Signorelli non va ricercata nè in una particolarità di questo stesso nome, nè in un carattere psicologico del contesto cui era connesso....

Tale dimentcanza non si spiega se non ricordando il tema immediatamente precedente di quella conversazione, e si dà a riconoscere come disturbo del nuovo tema emergente da parte di quello precedente...

Stavo facendo, in compagnia dì un estraneo, un viaggio in carrozza da Ragusa, in Dalmazia, ad una località dell'Herzegovina [Erzegovina]; durante il tragitto, la conversazione cadde sull'Italia ed io chiesi al mio compagno di viaggio se era stato in Italia e se aveva visto i celebri affreschi di ...

Poco prima che io chiedessi al mio compagno di viaggio se era stato ad Orvieto, avevamo parlato delle usanze dei Turchi che abitano la Bosnia e l'Herzegovina. Avevo riferito al mio interlocutore quanto mi aveva raccontato un collega che esercita la sua professione tra quella gente, cioè che sono persone ricolme di fiducia nei confronti del loro medico e pieni di rassegnazione di fronte alla sorte. Quando è costretto ad annunciare che la malattia di un loro parente è molto grave, essi rispondono: « Herr [Signore], non ne parliamo. Io sono certo che, se sarà possibile salvare il malato, tu lo salverai ».


Ricordo chiaramente che avevo pensato di raccontare un altro aneddoto, molto vicino, nella mia memoria, al primo. Questi Turchi attribuiscono uno straordinario valore ai piaceri erotici e quando accusano disturbi della funzione sessuale sono presi da una disperazione che contrasta singolarmente con la loro rassegnazione di fronte alla morte. Un giorno, un paziente del mio collega gli disse: « Tu capisci bene, Herr, che quando.

non si può più fare quella cosa, la vita non ha più valore».

Poi, però, avevo preferito astenermi dal comunicare questo...

Ma feci di più: distolsi la mia attenzione dall'associazione di idee che avrebbero potuto trovarsi in un qualche

nesso, nella mia mente, con l'argomento «Morte e Sessualità ». Risentivo ancora, in quei giorni, dell'impressione provocata in me da un avvenimento di cui avevo avuto notizia, qualche settimana prima, durante un breve soggiorno a Trafoi: un malato, per cui mi ero dato molto da fare, si era suicidato perché soffriva di un incurabile disturbo sessuale.




























Schema





Il nome Signorelli è stato scomposto in due parti [Signor-elli]; le due ultime sillabe [elli] si ritrovano tali e quali

in uno dei due nomi sostitutivi, le prime due hanno contratto, mediante la traduzione di Signor in Herr, numerosi e

svariati rapporti con i nomi contenuti nell'argomento rimosso, il che ha reso impossibile riprodurli.

La sostituzione di Signor è avvenuta come per uno spostamento tra i nomi connessi «Herzegovina -Bosnia », senza

riguardo per il significato né per la delimitazione acustica delle sillabe. Si ha l'impressione che in questo processo i

nomi siano stati trattati in maniera analoga agli ideogrammi di una frase da trasformare in rebus. La coscienza non si è

affatto resa conto di questo processo in seguito al quale il nome Signorelli è stato sostituito da altri.





Infinito

Quando Georg Cantor fondò la teoria degli insiemi (1883), stabilì che due insiemi sono equivalenti se, e solo se, ad ogni elemento dell'uno corrisponde un elemento dell'altro (poniamo uno spettatore a ogni posto di un teatro pieno).
Ma come abbiamo visto secondo la logica asimmetrica ogni membro è identico e può stare per qualsiasi altro membro della classe e quando ci troviamo davanti a un elemento (la parte) abbiamo davanti a noi anche l’intera classe (il tutto).

È proprio in presenza di questa caratteristica (identità tra contenitore e contenuto) che ci rendiamo conto di trattare con insiemi infiniti.
Scrive Dedekind: "Un insieme è infinito quando e solo quando può essere messo in corrispondenza bi-univoca con una sua parte propria".

Ciò non dovrebbe stupire perché già l’infinita riflessività della coscienza su sé stessa fa intuire che abbiamo a che fare con un insieme infinito.

Consideriamo per esempio l’insieme dei numeri naturali o interi che chiameremo M.
M è un insieme infinito costituito da sottoinsiemi per esempio l’insieme dei numeri pari e l’insieme dei numeri dispari.

La cosa curiosa è che l’insieme infinito dei numeri naturali M={1,2,3,4 ...} e l’insieme infinito dei numeri pari N={2,4,6,8 ...} possono essere messi in corrispondenza biunivoca e sono quindi equivalenti poiché hanno lo stesso numero cardinale anche se a prima vista potremmo pensare che M debba essere il doppio rispetto a N. Quando ci spostiamo dal finito all’infinito non c’è più alto e basso, minore e maggiore, bene e male.

Il paradosso dell’identità cardinale tra la parte e il tutto "comporta il superamento della concenzione di un solo "infinito" e introduce per la prima volta nella storia del pensiero, l’idea – a prima vista sconcertante – di infiniti di ordine diverso, di infiniti infiniti per i quali diventa legittimo parlare di "aritmetica del transfinito" così come lo era per il regno del finito".



L'inconscio come insiemi infiniti

Il matematico Dedekind nel suo trattato "Essenza e significato dei numeri" (1888) dimostrò l'esistenza di un numero infinito di sistemi proprio a partire dalla nostra attività di pensiero cosciente:
"Il mondo dei miei pensieri, cioè l'insieme S di tutto ciò che può essere oggetto del mio pensiero è infinito. Infatti se s è un elemento di S, anche il pensiero s1 che s possa essere oggetto del mio pensiero è un altro elemento di S".

Lo stesso Cantor arrivò a postulare l’"infinitizzazione" dell’intelletto umano:
"La finitezza dell’intelletto umano viene invocata spessissimo come argomento per sostenere che solo i numeri finiti sono pensabili... Se, però, si dimostra che l’intelletto può, in un senso ben determinato, costruire e distinguere l’uno dall’altro anche dei numeri infiniti cioè soprafiniti o si dovrà dare alle parole "intelletto finito" un senso più generale... oppure – e secondo me è questa l’unica soluzione giusta – anche all’intelletto umano si dovrà concedere, sotto certi aspetti, il predicato "infinito". Le parole "intelletto finito", che sentiamo tanto spesso, sono a mio giudizio del tutto improprie; per quanto la natura umana sia limitata – e lo è davvero – essa ha moltissimi punti di contatto con l’infinito; anzi se non fosse essa stessa infinita sotto certi aspetti, quella salda certezza e fiducia nell’essere dell’Assoluto nel quale sappiamo di essere tutti uniti in maniera inspiegabile. Io sono convinto, in particolare, che l’intelletto umano abbia una disposizione illimitata alla costruzione, passo dopo passo, di intere classi numeriche che stanno in un rapporto determinato coi modi infiniti e le cui potenze sono via via crescenti."





Mente e frattali

"Io Zarathustra, l'avvocato della vita, l'avvocato del dolore, l'avvocato del circolo - io chiamo te, il più abissale dei miei pensieri"


Più un sistema diviene complesso e più livelli di astrazione necessita per sopravvivere.

Il sistema per essere armonico e funzionare deve creare ogni livello successivo sulle fondamenta del precedente. Questo procedere è evidente nella stessa struttura del cervello umano1.


La comunicazione in un sistema siffatto è necessariamente bi-direzionale e occorre che l'informazione si possa propagare e tradurre da un livello all'altro. Questo processo di astrazione e traduzione dell'informazione porta a evidenti fenomeni di auto-similarità2 poichè ogni livello contiene potenzialmente il livello successivo e lo stesso fenomeno sotto forme differenti si ripresenta su scale differenti come un frattale3.


A questo proposito trovo affine alle ipotesi finora presentata la teoria dell'eterno ritorno di Nietzsche.

Un pensiero che, tra l'altro egli stesso considerava scientifico4:

"Tutto va, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell'essere. Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l'anno dell'essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l'essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l'anello dell'essere. In ogni attimo comincia l'essere; attorno ad ogni "qui", ruota la sfera "là". Il centro è dapertutto. Ricurvo è il sentiero dell'eternità"


E ancora a proposito della natura frattale del tempo, sempre da "Così parlò Zarathustra", "La Visione e l'enigma":

"Cupamente andavo, or non è molto, nel crepuscolo livido di morte, - cupo, duro, le labbra serrate. Non soltanto un sole mi era tramontato.
Un sentiero, in salita dispettosa tra sfasciume di pietre, maligno, solitario, cui,non si addicevano più né erbe né cespugli: un sentiero di montagna digrignava sotto il dispetto del mio piede.
Muto, incedendo sul ghignante crepitio della ghiaia, calpestando il pietrisco, che lo faceva sdrucciolare: così il mio piede si faceva strada verso l'alto.
Verso l'alto: - a dispetto dello spirito che lo traeva in basso, in basso verso abissi, lo spirito di gravità, il mio demonio e nemico capitale.
Verso l'alto: - sebbene fosse seduto su di me, metà nano; metà talpa; storpio; storpiante; gocciante piombo nel cavo del mio orecchio, pensieri-gocce-di-piombo nel mio cervello. [...]
Alt, nano! dissi. O io! O tu! Ma di noi due il più forte sono io -: tu non conosci il mio pensiero abissale!
Questo - tu non potresti sopportarlo!". -
Qui avvenne qualcosa che mi rese più leggero: il nano infatti mi saltò giù dalle spalle, incuriosito! Si accoccolò davanti a me, su di un sasso. Ma, proprio dove ci eravamo fermati, era una porta carraia.
"Guarda questa porta carraia! Nano! continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine.
Questa lunga via fino alla porta e all'indietro: dura un'eternità. E quella lunga via fuori della porta e avanti - è un'altra eternità.
Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa l'un contro l'altro: e qui, a questa porta carraia, essi convengono. In alto sta scritto il nome della porta: "attimo".
Ma, chi ne percorresse uno dei due - sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno?". -
"Tutte le cose diritte mentono, borbottò sprezzante il nano. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo".
"Tu, spirito di gravità! dissi lo incollerito non prendere la cosa troppo alla leggera! O ti lascio accovacciato dove ti trovi, sciancato - e sono io che ti ho portato in alto!
Guarda, continuai, questo attimo! Da questa porta carraia che si chiama attimo, comincia all'indietro una via lunga, eterna: dietro di noi è un'eternità.
Ognuna delle cose che possono camminare, non dovrà forse avere già percorso una volta questa via? Non dovrà ognuna delle cose che possono accadere, già essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?
E se tutto è già esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia - esserci già stata?
E tutte le cose non sono forse annodate saldamente l'una all'altra, in modo tale che questo attìmo trae dietiro di sé tutte le cose avvenire? Dunque - anche se stesso?
Infatti, ognuna delle cose che possono camminare: anche in questa lunga via al di fuori - deve camminare ancora una volta!
E questo ragno che indugia strisciando al chiaro di luna, e persino questo chiaro di luna e io e tu bisbiglianti a questa porta, di cose eterne bisbiglianti - non dobbiamo tutti esserci stati un'altra volta? - e ritornare a camminare in quell'altra via al di fuori, davanti a noi, in questa lunga orrida via - non dobbiamo ritornare in eterno?".-
Così parlavo, sempre più flebile: perché avevo paura dei miei stessi pensieri e dei miei pensieri reconditi."


Un primo abbozzo dell'Eterno ritorno lo troviamo, nella Gaia Scienza:

Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!". Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina"?. Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: "Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?" graverebbe sul tuo agire come il pensiero più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?”



Note Capitolo 10

1. Il cervello ha una struttura che rispecchia la sua filogenesi:

Tronco dell'encefalo (Regolazione delle funzioni vegetative).

Nuclei della base (memorizzazione degli schemi motori).

Sistema limbico (emozioni e memoria).

Neocorteccia.


2. Autosimilarità: F è unione di un numero di parti che, ingrandite di un certo fattore, riproducono tutto F; in altri termini F è unione di copie di se stesso a scale differenti. Tra l'altro questo fenomeno di auto-similarità si presenta anche in un nastro di Mobius. Se tagliate il nastro lungo linea mediana invece di ottenere due strisce separate otterrete una striscia più lunga con due mezze torsioni al suo interno.


3. In natura ci sono molte esempi di forme frattali.

Per esempio in un albero ogni ramo è approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua volta simile al proprio ramo, e così via; è anche possibile notare fenomeni di auto-similarità nella forma di una costa: con immagini riprese da satellite man mano sempre più grandi si può notare che la struttura generale di golfi più o meno dentellati mostra molte componenti che, se non identiche all'originale, gli assomigliano comunque molto.


Secondo le stesse parole di Benoit Mandelbrot (che coniò il termine nel 1975):

« Si ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana, è per questo che la gente li trova così familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e più si approfondisce l'argomento più il mistero aumenta »


4. La stesso concetto di "volontà di potenza" come principio dinamico dell'essere umano deriva in un certa misura dalla teoria lamarcko-darwiniana della evoluzione biologica. Basti citare alcune sue affermazioni:

"E la vita stessa mi ha confidato questo segreto. Vedi, - disse, - io sono il continuo, necessario superamento di me stessa."


"Non si dovrebbe poter ammettere questa volontà come causa motrice anche in chimica e nell’ordine cosmico?"


"La vita, in quanto la forma d’essere più a noi nota, è specificamente una volontà di accumulare forza; tutti i processi della vita fanno leva su questo punto; niente si vuol conservare, tutto dev’essere sommato e accumulato."


Quasi che questa volontà di potenza sia l'essenza da cui nasce la vita e l'evoluzione:

"La vita come caso singolo: ipotesi che muove da questa base per giungere al carattere generale dell’esistenza: aspira a un sentimento massimo di potenza; è essenzialmente un aspirare a un più di potenza; l’aspirare è essenzialmente un aspirare alla potenza; il nucleo più profondo e intimo resta questa volontà…"


Questa volontà di potenza, spirito Dionisiaco e grande sì alla vita, sempre secondo Nietzsche prepara l'avvento del Superuomo. Il tipo di uomo capace di "decidere" l'eterno ritorno:
"Questo mondo: una immensità di forza, senza principio, senza fine, una grandezza fissa, ferrea, di forza, che non diviene più grande, e nemmeno più piccola, che non si consuma, ma solamente si trasforma, come totalità immutabilmente della stessa grandezza, un bilancio senza spese e senza perdite, ma anche senza incremento, senza entrate, conchiuso nel “nulla” come dal suo confine, niente di evanescente, di dissipato, di esteso all’infinito, incastonato come una forza ben determinata in uno spazio determinato, e non in uno spazio da qualche parte “vuoto”, bensì come forza per ogni dove, come giuoco di forze e di onde energetiche, uno e “molto” al tempo stesso, che, mentre si accumula da un lato, dall’altro diminuisce, un mare di forze in sé stesse tempestose e fluttuanti, in eterna trasformazione, in eterno ricorso, con anni immani di ritorno, con flusso e riflusso delle sue forme, spingendole violentemente dalla semplicità alla più varia molteplicità, dalla quiete e dalla fissità, e dalla freddezza massime, all’incandescenza, alla sfrenatezza più selvaggia, massima contraddizione, per poi tornare dalla sovrabbondanza alla semplicità, dal giuoco delle contraddizioni, indietro, sino al piacere dell’unisono, in continua affermazione di sé stesso anche in questa identità dei suoi anni orbitali, e benedicente sé stesso come ciò che in eterno non può non ritornare, come un divenire che non conosce sazietà, fastidio, stanchezza – questo mio mondo dionisiaco, in eterna autocreazione, di eterna autodistruzione, questo mondo misterioso di volontà duplici, questo mio “al di là del bene e del male”, senza meta, a meno che nella felicità del circolo non sia una meta; senza volontà, a meno che un anello non abbia la buona volontà di sé stesso – volete voi un nome per questo mondo? Una soluzione per tutti gli enigmi? Una “luce” anche per voi che siete i più nascosti, i più forti, i più intrepidi, i più notturni? Questo mondo è la volontà di potenza – e niente oltre a ciò! E voi medesimi siete questa volontà di potenza – e niente oltre a ciò "