Resistenza

Se etichettiamo il comportamento "non collaborativo" del cliente come una resistenza piuttosto che come un messaggio inviatoci nello sforzo di aiutarci a trovare la soluzione al problema (ricordate che la terapia è un gioco a somma diversa da zero) rischiamo di alimentare una profezia che si autodetermina.

A questo proposito si può citare il noto effetto Rosenthal (dal nome dello psicologo che lo ha scoperto).

Robert Rosenthal aveva condotto una serie di esperimenti alla Oak-Scholl:

"Si trattava di una scuola elementare con 18 maestre e più di 650 allievi. La profezia autodeterminatesi veniva indotta negli insegnanti nel seguente modo: prima dell’inizio di un determinato anno scolastico si sottoponevano gli allievi a un test di intelligenza; alle maestre si comunicava che, oltre a stabilire i livelli di intelligenza, il test avrebbe anche consentito di individuare quel 20% di scolari che durante l’imminente anno scolastico avrebbero fatto progressi [...] le maestre ricevevano i nomi (presi in modo del tutto arbitrario dall’elenco degli scolari) di coloro che, in base al test, si poteva supporre con un certo grado di sicurezza che avrebbero fornito prestazioni eccezionali. [...] Quando alla fine dell’anno scolastico lo stesso test d’intelligenza veniva ripetuto, esso mostrava realmente un aumento al di sopra della media del quoziente d’intelligenza e delle prestazioni degli allievi che erano stati prescelti, e i racconti delle insegnanti dimostravano inoltre che questi bambini si distinguevano positivamente dai loro compagni di scuola anche per il loro comportamento, per la loro curiosità intellettuale, per il loro spirito di collaborazione e così via." (Paul Watzlawick, La realtà inventata, p. 92)

È profondamente ingiusto presentare l’intervento come un guerra dove il terapeuta ha la meglio e il cliente perde la faccia.

Joseph Weiss, del San Francisco Psychotherapy Research Group, utilizzando la nozione di Piano – così come sviluppata nell’opera Piani e strutture del comportamento (1960) di Miller, Galanter e Pribram – ritiene che il paziente sviluppi dei Piani inconsci sottoponendo il terapeuta e la terapia a dei test al fine di mettere alla prova le proprie credenze patogene, con la speranza di negarle avviando una esperienza emozionale corretrice. (Joseph Weiss, Harold Sampson, Convinzioni patogene, QuattroVenti, 1999 Urbino, p. 20).

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